Eva contro Eva (1950)

Il mondo dello spettacolo, nella fattispecie il teatro, visto da dietro le quinte, per svelare cosa si nasconde dietro il successo e mettere a nudo le lotte, le rivalità, le amarezze e le astuzie di chi vuole arrivare a qualunque costo. Un film squisitamente femminile che si addentra nei meandri della competizione più spietata, nascosta dietro le luci dei riflettori. Il titolo non è un caso: si rifà chiaramente al nome di una delle protagoniste, ma allude in generale ad uno scontro tra donne.

Margo Channing, una famosa attrice teatrale già avanti con gli anni, assume Eve Harrington come segretaria, dopo che la ragazza le si è presentata come sua grandissima e fedele ammiratrice, mostrando per lei un’adorazione sconfinata; la giovane donna, in realtà, è un’arrivista senza scrupoli, il cui unico scopo è prendere il posto di Margo, e forse non solo sulle scene. Al momento giusto approfitterà di un’indisponibilità dell’attrice per sostituirla in uno spettacolo importante, e qui mi fermo perché il film va gustato fotogramma dopo fotogramma, battuta su battuta, fino alla nemesi finale.

La trama dunque è abbastanza semplice, senza complicati meccanismi narrativi, e l’impianto del film è di tipo teatrale, ci si sposta costantemente da una scena dialogata all’altra, senza soluzione di continuità, ognuna sorretta da una sceneggiatura accurata e dalla recitazione magistrale di tutti i protagonisti. La costruzione dei personaggi è perfetta, così come la loro evoluzione: Bette Davis in qualche modo recita se stessa (all’epoca aveva 42 anni, il suo personaggio ne dichiara 40) e Anne Baxter è luciferina nella sua doppiezza, riuscendo a passare, con una naturalezza incredibile, dall’ingenua ammiratrice di rara bontà, anonima e quasi sciatta nel vestire, alla spietata arrivista, che cerca di oscurare la rivale con la propria bellezza ed eleganza.

Entrambe danno vita a personaggi vivi, reali e umani, e riescono a mostrare in modo sublime tutte le sfaccettature della femminilità: la paura di non essere amate, l’isteria di fronte alla solitudine, l’orrore per il tempo che passa, l’equilibrio raggiunto grazie agli affetti, ma anche la brama di successo, l’ambizione che ti divora e il desiderio di arrivare a qualunque prezzo. Non ci sono solo loro, però, a rendere indimenticabile la pellicola.

Splendida anche l’interpretazione carismatica di George Sanders nel ruolo del critico teatrale, irretito anche lui dall’affascinante personalità della giovane aspirante attrice, come pure Celeste Holm che, nella parte di un’amica di Margo, si lascia inizialmente convincere dalla buona fede della ragazza e l’aiuta involontariamente a realizzare il suo piano.

Piccola curiosità: l’attore Gary Merrill, che interpreta Bill, il fidanzato di Margo, e che nel film ha 32 anni, era realmente più giovane della Davis, aveva 35 anni, ed effettivamente i due si sposarono dopo le riprese del film. Il matrimonio fu burrascoso e durò solo 10 anni, concludendosi con un divorzio.
Sanders è l’unico che porterà a casa l’Oscar, ma tutte le attrici principali, protagoniste e non protagoniste, saranno candidate per i loro ruoli. A Bette Davis, Ann Baxter e Celeste Holm si aggiunge Thelma Ritter in un ruolo minore. C’è anche un piccolo cameo per Marilyn Monroe che già si faceva notare per bellezza e grazia, e riuscì a ottenere la parte solo grazie a un ottimo agente, perché il produttore, un paio di anni prima, l’aveva scartata considerandola poco fotogenica.

Il film fu candidato a 14 premi Oscar e ne vinse 6, tra cui quello per il miglior film, la miglior regia e la sceneggiatura non originale.

Una storia cinica, coinvolgente ed emozionante che mostra senza filtri quell’universo sconosciuto e misterioso che il pubblico non può vedere: è il mondo dello spettacolo che si guarda allo specchio e l’immagine che ne esce è quanto mai velenosa.

La regia di Mankiewicz ha una fluidità straordinaria e garantisce ancora oggi al film una gradevole freschezza, nonostante l’età, mentre il taglio sferzante e incalzante conferisce al tutto un ritmo serrato che non lascia spazio alla noia. In più, nonostante l’argomento potesse prestarsi a facili sentimentalismi, il regista prende la strada opposta, colorando ogni scena di cinismo misto a umorismo nero, e mantiene dall’inizio alla fine un tono asciutto e vagamente ironico.
Un cinema di classe e intelligenza incomparabili.

27 pensieri riguardo “Eva contro Eva (1950)

  1. Altro grandissimo classico. Pensa che, se non ricordo male, ci sono arrivato… tramite i Simpson!
    L’episodio 19×20 (All About Lisa) è una libera reinterpretazione simpsoniana di “Eva contro Eva”, e stupito dalla trama sono corso a recuperare il classico, adorandolo sin da subito.
    Due attrici bravissime in due ruoli diversi ma uguali, anzi speculari. Una storia ancora attualissima e purtroppo da cui nessuno impara, visto che il comportamento da cui mette in guardia è usato continuamente; ho visto colleghi che per fare “carriera” si sono comportati da Eva! 😛
    P.S.
    Vorrei proprio vederla la faccia del produttore che ha scartato Marilyn Monroe perché non fotogenica: si sarà preso a schiaffi da solo, una volta che l’attrice è diventata una diva 😀

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