Può sembrare strano, ma questo film è uscito l’anno dopo Il padrino e solo 4 anni prima de La febbre del sabato sera. Eppure ha l’aspetto di un film molto più datato, sia per la trama e la fattura, che riconducono ai più classici horror degli anni ’60, sia soprattutto per gli interpreti. Protagonista assoluto, che ruba letteralmente la scena ai colleghi, è Vincent Price, a cui il film è letteralmente cucito addosso, come un raffinato abito di fine sartoria. Accanto a lui compaiono Robert Morley, Harry Andrews, Robert Coote e Jack Hawkins, tutti grandi attori della vecchia generazione, e ultima, ma non meno importante, Diana Rigg, scomparsa di recente, alla cui memoria questa recensione è affettuosamente dedicata.
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La collina del disonore (1965)
Questo vecchio film, che è un classico di ambiente militare, è probabilmente il primo lungometraggio di un certo livello che si pone il problema della disciplina all’interno dell’esercito. A differenza di Orizzonti di gloria, che metteva in luce gli aspetti più crudeli e assurdi della guerra, il film di Sidney Lumet, ambientato durante il secondo conflitto mondiale, è una potente denuncia antimilitarista, anche se più che contro la guerra, si schiera contro i metodi del potere, e soprattutto contro i suoi abusi.
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