Shaun – Vita da pecora (2015)

Per il mese di aprile il nostro amico Buio ha scelto un delizioso film di animazione britannico, che ai tradizionali disegni sostituisce personaggi modellati con la plastilina, e animati in stop motion. Il risultato è un lungometraggio molto divertente, che può piacere ai bambini ma anche agli adulti: molti sono i riferimenti alla cultura pop, ma gran parte dei momenti comici derivano dalle complesse difficoltà che i personaggi si trovano ad affrontare e dagli stravaganti sistemi che usano per superarle. Un film gradevole che contiene anche messaggi importanti, come l’importanza della solidarietà di gruppo. Buona lettura!

Giocare con la plastilina può portare a realizzare storie così belle da legarsi alla versatilità di questo materiale. La Aardman, storico studio di Bristol, fondato nel 1972 da due ragazzi adolescenti, è stato capace di unire l’allegra spensieratezza giovanile, conservata nel tempo, ad una capacità narrativa senza eguali. È da questo studio, e dal genio di Nick Park, che prende vita Shaun, vita da pecora, lungometraggio in claymation del 2014.

La vita per la piccola pecora Shaun non potrebbe essere migliore, crescendo tra le amorevoli cure del fattore, del suo gregge e sotto la guida del cane Bitzer, fedele collaboratore dell’umano. Ma a lungo andare la routine stanca la pecora. Shaun decide di elaborare un ingegnoso piano per prendersi un giorno di riposo, facendo addormentare il fattore, a furia di contare e ricontare le pecore. Ma le cose sfuggono rapidamente di mano, quando la roulotte nella quale è stato messo a dormire il fattore, scivola via accidentalmente, e arriva fino alla Grande Città, inseguita dal cane.

Quando finalmente si ferma, a causa di un colpo in testa, il fattore perderà la memoria, finendo per diventare Mr X, un talentuoso parrucchiere dedito a tosare, in stile ovino, le persone. Per le pecore, intanto, la vita senza il fattore risulta estremamente difficile. Shaun partirà alla sua ricerca, intrufolandosi su un autobus, seguita, a breve distanza, dall’intero gregge. La missione di Shaun, del gregge e di Bitzer, sarà quella di riportarlo a casa, ma il loro cammino sarà ostacolato da un malvagio accalappiacani, che catturerà sia il cane che la pecora.

Una volta liberati, e con l’aiuto di Slip, una randagia con la quale stringono amicizia, riusciranno a trovare il fattore, ma quest’ultimo dimostrerà di non ricordarsi di loro. Sconfortato e sgomento, l’intero gregge sembra rassegnato al proprio destino, finendo a vivere per strada. Ma, quando tutto sembrerà perduto, il documento che attesta l’amnesia del fattore, darà un nuovo stimolo alle pecore, che escogiteranno un ingegnoso piano per riportarlo a casa, tra molte difficoltà e scontrandosi ancora con il terribile accalappiacani.

La claymation, la tecnica con cui il lungometraggio è stato realizzato, si differenzia dalla cell animation, ovvero dai disegni tradizionali realizzati su fogli trasparenti, per l’effettiva creazione in tre dimensioni di ogni elemento ritratto sullo schermo, tramite plastilina e altri elementi di scena. Per creare una scena di Shaun vita da pecora, ci sono volute dalle dodici alle ventiquattro pose. Il ritmo di lavorazione da parte dello studio è stato tra i due e i quattro secondi di riprese al giorno.

Wallace e Gromit: una tosatura perfetta

Il personaggio di Shaun nacque nel 1995, ospite in uno dei cortometraggi di Wallace & Gromit, del genio dell’animazione Nick Park: Una Tosatura Perfetta. Da allora, il personaggio acquisì sempre più popolarità, riuscendo ad ottenere una serie televisiva tutta sua. L’idea di trasportare le pecore al di fuori del loro habitat abituale, venne ai due sceneggiatori della serie di Shaun: Mark Burton, con un passato alla DreamWorks, e Richard Starzak, già esperto in claymation.

Il film mantiene lo stesso stile della serie, caratterizzata dall’assenza di dialoghi. Inizialmente questa scelta fu attuata per ovviare alla mancanza di risorse, trasformandosi però nel punto di forza. Le poche interazioni vocali, si limitano a qualche grugnito, o qualche verso in stile grammelot. Ma alla mancanza di dialoghi sopperisce la grande espressività dei personaggi, la comicità delle situazioni e l’ironia delle storie. È quasi incredibile come dei semplici pupazzi, modellati con la plastilina, riescano ad essere così incisivi ed efficaci nel manifestare sentimenti.

La realizzazione del lungometraggio è a tecnica mista, tra passo uno (stop motion) e CGI, utilizzata per dare più fluidità tra un frame e l’altro e per eliminare gli attrezzi di scena, specialmente quelli utilizzati per muovere gli elementi in sospensione. Furono creati veri e propri set cinematografici da diversi metri ciascuno, integrando fondali reali, con quelli in chroma key, cioè con lo schermo verde su cui si può far apparire qualunque sfondo.

Decine di copie di ogni personaggio vennero create, per adattarle alle varie scene, da oltre trenta modellatori. Ognuna di esse misurava tra i quindici e i venticinque centimetri. Per rappresentare fedelmente i movimenti, gli stessi animatori e alcuni modelli ricreavano personalmente le scene che dovevano essere filmate, compresa quella in cui comparivano due pecore, una sull’altra, racchiuse in un unico cappotto.

Il lungometraggio riesce a distaccarsi dai canoni della serie televisiva, grazie a una vera e propria regia cinematografica di inizio millennio. La colonna sonora è stata registrata dalla London Metropolitan Orchestra negli storici Abbey Road Studios, di cui possiamo trovare un breve omaggio nel film.

Il film riesce ad abbracciare una vasta gamma di emozioni: si ride per quasi la totalità del tempo, grazie a gag geniali e piccole raffinatezze, seminate un po’ ovunque. Ma non mancano i momenti di estrema tenerezza e commozione, con un coinvolgimento emotivo importante, come il coro improvvisato dal gregge per confortare il piccolo agnello triste.

Alla fine dei titoli di coda, prima che il gallo ci ricordi di tornare a casa, il film, molto responsabilmente, ci ricorda che le botte in testa possono essere seriamente pericolose.

Shaun vita da pecora è stato un successo mondiale, tanto da generare nuovi spin-off televisivi ed un sequel, Farmageddon, totalmente all’altezza di questo primo capitolo. Segno che, nonostante la crescente popolarità del realismo digitale, la claymation riesce ancora ad emozionare grazie alla sua giocosa versatilità.

26 pensieri riguardo “Shaun – Vita da pecora (2015)

  1. Molto interessanti i dettagli tecnici (qualcosa mi avevi già spiegato, altre cose le ho cercate in rete), ma soprattutto la storia, da te raccontata benissimo, è molto bella. Spero di non essere blasfema se confesso che mi ricorda vagamente Babe, il maialino coraggioso… Grazie! 🙂

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  2. La Aardman! Ormai questo nome per me è sinonimo di qualità. Tutti i loro film mi sono piaciuti (forse l’unica eccezione è I primitivi, che mi deluse molto ai tempi). In ogni caso Shaun è un film veramente divertente, con un umorismo che si discosta molto da quello di molte commedie animate americane soprattutto per il ritmo e ha un comparto tecnico straordinario per l’uso della claymotion. Ed trovo stupendo che Shaun praticamente è uno spin off di Wallace e Gromit. Sono felice che il personaggio sia stato apprezzato così tanto. Complimenti per la recensione!

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  3. Non posso fare altro che complimentarmi per questa esaustiva recensione ricca di dettagli anche tecnici. Conosco bene la tecnica della plastilina, un metodo che anche noi nel mondo pubblicitario abbiamo utilizzato.

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