La foresta dei sogni (2015)

Un film decisamente insolito, originale e affascinante, come quelli a cui ci ha abituato il regista Gus Van Sant, da sempre un outsider di Hollywood. In molti dei suoi film la morte, cercata o trovata per caso, è messa al centro della storia, così come il disagio esistenziale, a partire da Belli e dannati del 1991, fino a Elephant del 2003, forse la più controversa e sperimentale delle sue pellicole. Anche in questo film la morte è in qualche modo protagonista, ma senza che la storia ne risenta in termini di pessimismo o scoraggiamento, anzi il finale ci conduce con una inaspettata leggerezza all’ottimismo, dagli abissi della depressione fino a una rinascita interiore.

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I giochi dei grandi (2004)

Il titolo italiano si adatterebbe bene a un film a luci rosse, e in effetti il tema centrale è in qualche modo lo scambio di coppia, l’adulterio reciproco di due coppie annoiate di amici, che hanno esaurito quasi completamente l’entusiasmo dei loro matrimoni. Un tema non originalissimo, un classico dramma relazionale in cui qualche scintilla erotica risveglia il torpore dell’abitudine, ma trattato con una certa originalità, perché la sceneggiatura si sofferma sui protagonisti di questo adulterio incrociato, analizzandone le diverse emozioni, i sentimenti e le aspettative. Anche le due coppie sono differenti, pur simili nella composizione e nell’età anagrafica: una ha ancora abbastanza amore da generare odio reciproco, mentre l’altra è così distante che anche durante il rapporto sessuale non c’è comunicazione. E se non c’è dubbio che l’adulterio incrociato finirà per causare danni considerevoli a tutti i protagonisti, anche le conseguenze per le due coppie non saranno le stesse.

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St. Vincent (2014)

Bill Murray è un attore molto versatile, che personalmente adoro, perché ha sempre saputo interpretare personaggi diversissimi, lasciando in ognuno di loro un pezzettino della sua personalità esuberante e completandone i ritratti con un pizzico di malinconia, che non è mai tristezza. È passato dal cacciatore di fantasmi pasticcione al burbero meteorologo misantropo, per raggiungere la massima intensità nell’anima persa di Lost in Translation, che gli è valsa la nomination all’Oscar. In St. Vincent interpreta di nuovo un misantropo, solitario e scorbutico, ma con l’aggravante della vecchiaia, che lo rende ancora meno predisposto a sopportare il prossimo.

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Il libro di Henry (2017)

Un film molto strano, fuori dagli schemi, che mi ha incuriosito fin dall’inizio, e che non mi ha deluso, perché è davvero molto singolare, a cominciare dalla struttura, divisa in due parti nettamente separate. Una storia tutt’altro che banale, ma raccontata in maniera semplice, quasi come una favola, e come in una favola c’è una fanciulla in pericolo, un mostro terribile e un cacciatore pronto a salvarla. Le emozioni sono molte e di diverso tenore, ma tutte sicuramente intense, e molti anche gli spunti di riflessione.

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Mother and child (2009)

Un altro affresco femminile, realizzato dalla mano delicata di Rodrigo García dopo Nove vite da donna. In realtà, nonostante il titolo, il film non affonda mai nella sdolcinata relazione che ci si aspetterebbe, ma finisce per diventare un’analisi approfondita e sfaccettata di quelle che sono le problematiche legate all’adozione, con tutti gli effetti che questa produce su coloro che ne sono coinvolti. Un’intensa storia di sentimenti, commovente e drammatica come la vita delle protagoniste: tre donne molto diverse, ma accomunate in qualche modo da quel sentimento potentissimo che unisce madre e figlio.

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