A history of violence (2005)

Cronenberg è famoso per la sua capacità di sconcertare lo spettatore. Con questo film riesce a sorprenderci senza far ricorso a particolari effetti speciali, pur conservando il suo stile particolare. Lontanissimo dal cinema di genere, anche se pubblicizzato come un thriller, è un film profondo e riflessivo. Basato sull’omonima graphic novel di John Wagner, è una coinvolgente analisi dell’effetto che la violenza può avere su una comunità e su una famiglia affiatate, ma soprattutto è un’approfondita indagine sull’essenza animale insita in ognuno di noi, nascosta da quella maschera che chiamiamo “civiltà”.

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Prospettive di un delitto (2008)

Un film originale che rende chiare già dal titolo le sue intenzioni, anche se lascia sottintendere una profondità che purtroppo manca. Le aspettative erano alte, sognavo qualcosa tipo Rashomon, e in quel senso sono andate deluse. Ma resta comunque un buon film d’azione, con la pretesa di rivelare le tante sfaccettature della realtà, e soprattutto di far comprendere che la verità non è mai solo quella che vediamo. Soprattutto quando si tratta di politica.

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Il grande freddo (1983)

È il film di una generazione, quella dei vecchi hippy, diventati yuppie. Un film che riflette, attraverso i suoi personaggi, sul senso della vita e su cosa significhi diventare adulti. Il grande freddo che dà il titolo al film è la morte degli ideali della gioventù, i compromessi che l’età adulta porta con sé e che finiscono per svendere a poco prezzo i sogni della giovinezza. L’unico calore capace di bilanciare il grande freddo sembra essere l’amicizia, questo è il messaggio che Kasdan vuole trasmettere, ed è un messaggio universale, che supera il tempo e rende il suo film ancora attuale, nonostante siano passati tanti anni e svariate generazioni.

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Brivido caldo (1981)

Film bollente, più che caldo, in tutti i sensi. Intanto perché si ispira al romanzo Double Indemnity di James M. Cain, da cui Billy Wilder aveva ricavato quel capolavoro che è La fiamma del peccato, e poi perché la storia è ambientata in un’estate davvero torrida, dove il caldo asfissiante diventa protagonista, materializzandosi sui corpi che già avvampano di passione. Il fuoco giocherà un ruolo importante a livello della trama, il calore è qualcosa che ritorna nei dialoghi e crea un’atmosfera soffocante, mentre il brivido attraversa più volte i corpi dei protagonisti, materializzandosi ora nella paura, ora nella passione.

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The village (2004)

Dopo il clamoroso successo de Il sesto senso e Signs, Shyamalan ci ha abituato a storie molto particolari, che si dipanano lentamente, arricchendosi gradatamente di dettagli che a prima vista sembrano insignificanti, ma in realtà preludono a una rivelazione finale, che di solito si esplicita in un colpo di scena. Questo film segue il copione ormai consolidato, aggiungendo un’ambientazione ricca di mistero e fuori dal tempo. Con un cast in parte discutibile, e una sceneggiatura più complessa del solito, il regista confeziona un film avvincente e fuori dagli schemi, ma forse non all’altezza dei precedenti.

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Figli di un Dio minore (1986)

Spiace dirlo, ma la disabilità al cinema funziona sempre, e spesso è stata utilizzata per arrivare agli Oscar. Di solito, però, si predilige una disabilità evidente, conosciuta e riconoscibile dal pubblico, e che permetta agli attori di toccare le corde del cuore con la loro interpretazione. Era dai tempi di Anna dei miracoli e La scala a chiocciola che al cinema non si parlava di non udenti, o ipoudenti se preferite, un universo trascurato dai cineasti ed evitato dagli sceneggiatori. Forse perché poco conosciuto anche al grande pubblico. Figli di un Dio minore colma questa lacuna, e lo fa con una storia drammatica, ironica e romantica insieme, che mostra le difficoltà di chi, in un mondo fatto di suoni, vive nel silenzio.

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Neverwas – La favola che non c’era (2005)

Mi è capitato spesso di parlare di piccoli film, fuori dai circuiti della grossa distribuzione, perché sono fondamentalmente curiosa, mi piace guardare un po’ di tutto, in particolare quello che viene passato sotto silenzio dai critici. Se la trama o il cast mi attirano e mi incuriosiscono, voglio vedere il film e farmene un mio giudizio. Così spesso sul blog qualcuno mi dice “Mai sentito!” oppure spiritosamente mi chiedono “Ma l’hai visto solo tu?”, e a volte ho finito per crederlo anch’io.

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