Leggendo l’altro giorno la recensione di Ombre rosse fatta da Austin Dove, mi è venuta voglia di parlare di un western che amo particolarmente. Ho scritto altre volte che sono un’appassionata del genere, ma questo film ha un significato particolare per me, perché è il primo che ho visto insieme a mio padre, e mi ha immediatamente fatto innamorare. È quasi incredibile che un film considerato un classico del cinema hollywoodiano ed entrato a ragione tra i capolavori del genere western, presenti in realtà tutta una serie di elementi che si discostano decisamente dagli stereotipi della categoria. John Wayne, a cui per primo era stato offerto il ruolo dello sceriffo Kane, non solo lo rifiutò, ma in seguito affermò che Mezzogiorno di fuoco era il film più antiamericano che avesse mai visto.
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Un uomo per tutte le stagioni (1966)
Ogni tanto ci sono film nella storia del cinema che alla cerimonia degli Oscar fanno incetta di premi, e questo dramma storico è stato il grande vincitore nel 1967, portando a casa sei statuette nelle categorie più importanti, miglior film, miglior regia, miglior protagonista maschile e miglior sceneggiatura, a cui si aggiungono fotografia e costumi. Premi tutti meritatissimi, eppure non tanti si ricordano di questa pellicola di Fred Zinnemann, molto più conosciuto per Mezzogiorno di fuoco o Da qui all’eternità. Il film è tratto dall’opera teatrale omonima di Robert Bolt, e racconta una storia abbastanza conosciuta, da un punto di vista completamente nuovo.
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