Una storia un po’ inverosimile, ma anche un emozionante intrigo politico e, a suo modo, quasi una commedia nera, a cui l’aggiunta di elementi psicologici conferisce un ulteriore livello di profonditĂ . Il regista John Frankenheimer segue quasi letteralmente il romanzo di Richard Condon, ma lascia anche molto all’immaginazione, creando un’atmosfera volutamente ambigua. Insieme a L’uomo di Alcatraz e 7 giorni a maggio, questa è una delle sue opere migliori. Sullo sfondo della Guerra Fredda e della paranoia emergente dovuta al presunto pericolo del comunismo, il regista confeziona un magnifico thriller fantapolitico con elementi di spionaggio.
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Psyco (1960)
Capolavoro assoluto del grande regista, è diventato nel tempo qualcosa di più di un cult, un vero e proprio simbolo del cinema giallo/horror, un’icona del bianco e nero, copiato, rifatto (purtroppo!), benevolmente preso in giro, fonte d’ispirazione insuperabile e archetipo di gusto e stile d’altri tempi. Per la prima volta un regista, universalmente riconosciuto come maestro del cinema, tratta non solo una tema legato al genere horror, ma un disturbo complesso e, per allora sconosciuto, come quello della schizofrenia.
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