A civil action (1998)

Basato su un fatto realmente accaduto, è uno dei legal thriller che preferisco, perchĂ© rimane fedele al fatto di cronaca da cui prende spunto, e non cerca di edulcorare le vicende nĂ© la figura del protagonista, come spesso accade in questi casi. A metĂ  tra Erin Brockovich e L’uomo della pioggia, è un film per gli amanti dei tribunali, anche se non ci sono quei grandi duelli tra avvocati a cui i film tratti da Grisham ci hanno abituato. Qui l’obiettivo si concentra sul lavoro fatto dietro le quinte, fuori dalle aule di giustizia. Quello che lo distingue da altre pellicole del genere è che inizia gradualmente a prendere svolte inaspettate, al di fuori degli schemi abituali, con il risultato che diventa allo stesso tempo piĂą eccitante e imprevedibile.

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Capitan Newman (1963)

Ci sono film che non sono entrati nella storia del cinema, eppure sarebbero affascinanti da vedere. A volte sono pellicole dimenticate perchĂ© interpretate da attori poco noti, e a volte, come in questo caso, perchĂ© pur trattando un argomento di grande interesse, lo fanno in maniera superficiale, senza la capacitĂ  e il coraggio di andare a fondo. Capitan Newman è una storia in anticipo sui tempi, incentrata sulle conseguenze psichiche che la guerra ha sugli uomini che la combattono, un argomento che negli anni ’60 non era ancora stato analizzato a fondo.

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Bullitt (1968)

Questo primo film diretto da Peter Yates in America, è stato uno dei titoli che ha contribuito a creare la leggenda di Steve McQueen. Un poliziesco con sfumature noir, caratterizzato da una sceneggiatura molto stringata e da scene d’azione che sono rimaste negli annali del cinema, in particolare un incredibile inseguimento di circa dieci minuti girato dal vivo, sulle strade di San Francisco, che fa impallidire le corse sfrenate di Fast and Furious. La trama non è spettacolare, anzi è quasi banale nella sua semplicità, tuttavia il film è speciale. Tanto che diventa il prototipo di tutta una serie di polizieschi che da esso trarranno ispirazione, come Il braccio violento della legge o la serie dell’ispettore Callaghan.

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Quinto potere (1976)

Dopo Quel pomeriggio di un giorno da cani, Lumet torna a parlare dello straordinario potere che ha la televisione di manovrare il pubblico distorcendo la realtà, e trasformando anche l’orrore in spettacolo. Questa volta, però, la satira sul potere mediatico si fa ancora più pungente e amara, e mostra la progressiva disumanizzazione del mezzo televisivo, che per aumentare gli ascolti, travolge ogni valore, ed è disposto a mettere a tacere anche la morale più elementare che dovrebbe regolare il vivere civile. Si può considerare una commedia nera, ma nera come la pece, nera come il buio generato dal sonno della coscienza.

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L’uomo che fuggì dal futuro (1971)

Chi identifica George Lucas con la saga di Guerre Stellari forse ignora, soprattutto se molto giovane, questo meraviglioso gioiellino che di Lucas segna gli esordi. Sempre fantascienza, ma di ben altro tipo, sicuramente molto meno remunerativa, ma di un livello decisamente superiore. L’amico zipgong, a cui questa recensione è dedicata, mi ha fatto notare che quest’anno è il cinquantennale dell’uscita del film, e non se n’è parlato da nessuna parte, men che meno ne è stata riproposta la visione. Così ho deciso di parlarne io, molto modestamente, anche se non è facile farlo, soprattutto in questo periodo.

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Il buio oltre la siepe (1962)

Favoloso bianco e nero come si facevano una volta, dove le emozioni erano scolpite sui volti dal chiaroscuro, ed affidate spesso solo a uno sguardo o ad un semplice gesto. Antesignano di tutti i film processuali, è un classico senza età, inviolato dal tempo, inimitabile, di cui mi auguro davvero di non dover mai vedere un remake.

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