Oscar insanguinato (1973)

Può sembrare strano, ma questo film è uscito l’anno dopo Il padrino e solo 4 anni prima de La febbre del sabato sera. Eppure ha l’aspetto di un film molto più datato, sia per la trama e la fattura, che riconducono ai più classici horror degli anni ’60, sia soprattutto per gli interpreti. Protagonista assoluto, che ruba letteralmente la scena ai colleghi, è Vincent Price, a cui il film è letteralmente cucito addosso, come un raffinato abito di fine sartoria. Accanto a lui compaiono Robert Morley, Harry Andrews, Robert Coote e Jack Hawkins, tutti grandi attori della vecchia generazione, e ultima, ma non meno importante, Diana Rigg, scomparsa di recente, alla cui memoria questa recensione è affettuosamente dedicata.

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Ben Hur (1959)

Parliamo della versione cinematografica più famosa di Ben-Hur, il romanzo di Lew Wallace, ambientato durante l’impero di Tiberio: un vero kolossal, diretto da William Wyler, uno dei successi hollywoodiani più premiati della storia del cinema. Il film ottenne dodici nomination, undici delle quali trasformate in Oscar. C’erano già state due pellicole con questo titolo, entrambe mute, nel 1907 e nel 1926, ma è solo con questa edizione che si raggiunge un ottimo risultato, caratterizzato da grande equilibrio tra l’aderenza al racconto originale e la riuscita artistica. Ben-Hur può essere considerato il più importante film del cosiddetto genere peplum, legato cioè all’antichità, e il più prestigioso e spettacolare dei kolossal storici. La trama dovrebbero conoscerla anche i più giovani, grazie al remake del 2016. Ma diamo comunque una ripassata.

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