La foresta dei sogni (2015)

Un film decisamente insolito, originale e affascinante, come quelli a cui ci ha abituato il regista Gus Van Sant, da sempre un outsider di Hollywood. In molti dei suoi film la morte, cercata o trovata per caso, è messa al centro della storia, così come il disagio esistenziale, a partire da Belli e dannati del 1991, fino a Elephant del 2003, forse la più controversa e sperimentale delle sue pellicole. Anche in questo film la morte è in qualche modo protagonista, ma senza che la storia ne risenta in termini di pessimismo o scoraggiamento, anzi il finale ci conduce con una inaspettata leggerezza all’ottimismo, dagli abissi della depressione fino a una rinascita interiore.

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Frailty – Nessuno è al sicuro (2001)

Chi mi segue sa che non amo il genere horror, a meno che non sia psicologico e senza grandi spargimenti di sangue. Frailty riunisce in sé la suspense del thriller e il fascino del mistero, un accurato studio psicologico dei personaggi, e il meccanismo narrativo del flashback, espediente già di per sé intrigante, che qui è finalizzato al colpo di scena finale. In più sono pochi i film che osano affrontare le debolezze della fede, ponendosi il problema di fino a che punto sia giusto credere e oltre quale limite si possa parlare di follia: l’argomento è insidioso e potrebbe facilmente offendere i credenti o sfociare nel ridicolo. Per tutti questi motivi il film mi ha incuriosito, e devo dire che non mi ha deluso.

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Il momento di uccidere (1996)

Emozionante legal movie tratto dall’ennesimo capolavoro di Grisham e uno dei film più belli che abbia mai visto sul tema della giustizia e del razzismo. La storia è chiaramente improntata ad un rigido manicheismo, per cui da una parte ci sono i buoni, che rasentano la santità, fino all’estremo sacrificio in nome dei propri princìpi, dall’altra ci sono i cattivi, minacciosi, violenti, e disgustosamente vigliacchi.

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The Paperboy (2012)

Questa pellicola è ufficialmente uno dei maggiori sprechi della storia del cinema, e non lo dico solo io. Il regista ha preso un discreto soggetto, un cast di tutto rispetto e una location suggestiva, ma è riuscito a farne un film mediocre, in cui l’atmosfera è più interessante della storia. Soprattutto nella prima parte, il film ci regala personaggi molto particolari, e un ambiente affascinante e colorato, ma manca lo sviluppo necessario a interessare lo spettatore. Tutto rimane in superficie ed è solo nell’ultimo atto del film che il contenuto diventa interessante, la tensione cresce e tutto diventa più inquietante. Perché, dunque, vederlo?

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Dallas Buyers Club (2013)

Tratto da una storia vera, anche se gli autori si sono presi parecchie libertà, il film è ambientato tra il 1985 e il 1988, anni in cui l’AIDS era ancora considerato la malattia dei gay. Il protagonista è Ron Woodroof, un rude texano tutto rodei e testosterone, quanto di più lontano si possa immaginare dal mondo omosessuale. Anzi, lui disprezza quel mondo, è razzista e omofobo, e orgoglioso di esserlo.

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The Lincoln Lawyer (2011)

Mickey Haller è un brillante avvocato di Los Angeles abituato ad avere per clienti tossici, spacciatori e malviventi di vario tipo, che riesce di solito a far assolvere grazie alla propria abilità e soprattutto grazie alla mancanza di scrupoli con cui lavora. Non particolarmente onesto, bugiardo abitudinario, si muove senza difficoltà nel sottobosco delle periferie e dei locali malfamati. Un giorno viene contattato da una ricca famiglia di Beverly Hills per difendere il giovane rampollo, ovviamente super viziato, da un’accusa di stupro di cui si dichiara innocente.

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