Il terrore corre sul filo (1948)

Un thriller quasi perfetto, tratto da un radiodramma di Lucille Fletcher, da lei stesso sceneggiato. E’ chiaro che l’aiuto della macchina da presa contribuisce non poco ad aumentare l’atmosfera tesa di una storia nata per la radio, che conteneva già diversi elementi drammatici, ma tutti concentrati nella narrazione e nei dialoghi. Il regista, infatti, grazie alle immagini riesce a catturare molto bene il senso di solitudine e desolazione che segna la vita dei personaggi e confeziona un film in cui la suspense è tangibile, pur essendo quasi del tutto privo di azione, confinato nel ristretto spazio di una camera da letto, come la sua protagonista.

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La parola ai giurati (1957)

Se qualcuno si è chiesto almeno una volta cosa significa ragionevole dubbio, può trovare in questo film una risposta esauriente. La pellicola di Lumet indaga a fondo e cerca di mostrarci non solo quand’è che un dubbio può essere considerato ragionevole, ma soprattutto quando un’incertezza di questo tipo può e deve influire sul verdetto, impedendo la condanna, anche solo potenzialmente ingiusta, di un innocente.

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La dolce ala della giovinezza (1962)

Tratto da un dramma particolarmente intenso e brutale di Tennessee Williams, La dolce ala della giovinezza è la trasposizione cinematografica dell’opera teatrale omonima che aveva avuto un grande successo di pubblico e di critica a Broadway, dove era rimasta in scena quarantadue settimane. Il cast della pellicola è in gran parte lo stesso dell’allestimento teatrale: tra questi Paul Newman, di nuovo in un film tratto da Williams dopo La gatta sul tetto che scotta, e la favolosa Geraldine Page, che per questa interpretazione ottenne la nomination all’Oscar e un David di Donatello.

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