Sotto sequestro (2018)

Non fatevi ingannare dal titolo italiano: non si tratta del solito action all’americana, con sequestratori, negoziatori e trattative estenuanti. Questo è un film difficilmente definibile e straordinario, non tanto dal punto di vista estetico o artistico, quanto per i contenuti. Parte come dramma, freddo e violento, ma poi si trasforma via via in qualcosa di coinvolgente, che appassiona e trascina lo spettatore sull’onda delle emozioni. Ancora di più se si pensa che è ispirato a fatti realmente accaduti.

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America oggi (1993)

Liberamente ispirato a nove racconti e una poesia di Raymond Carver, America oggi è un viaggio nella Los Angeles degli anni ’90, un affresco intimo in cui i destini contrastanti di 22 personaggi affrontano drammi, emozioni, piaceri, sorprese e pericoli della vita quotidiana. All’inizio del film, mentre scorrono i titoli di testa, uno strano balletto di elicotteri, che scarica un insetticida, ci informa che è in corso una guerra contro il moscerino della frutta. Nello stesso tempo, l’attenzione si concentra su alcuni personaggi che assistono a un concerto, ascoltano una cantante e guardano uno spettacolo televisivo. Quasi senza parole, attraverso un gioco di collegamenti visivi, Altman crea un legame tra questi volti che gradualmente diventeranno familiari e capiremo cosa li unisce seguendo le loro storie. Alla fine del film, è un terremoto che riunirà di nuovo i protagonisti.

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Benny & Joon (1993)

Ho adorato questo film semplice e gentile, ma straordinariamente vivo e umano. Ho trovato amabile la trama e deliziosi i personaggi, disegnati con rara sensibilità da attori, allora molto giovani, ma già decisamente bravi. La vicenda si dipana con una naturalezza incredibile, grazie a una sceneggiatura semplice e lineare, interpretata in modo poetico e originale, comunque emozionante. Una piccola storia dai grandi contenuti, con un messaggio importante.

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Magnolia (2000)

È uno di quei film che si ama o si odia, e per amarlo non bisogna cercare di capirlo, ma solo guardarlo e lasciare che i personaggi ti catturino e ti invitino a partecipare alle loro storie. Non è un film facile: più di tre ore per raccontare gli scherzi giocati dal destino in un solo giorno, nella vita di nove persone. Avrebbe potuto essere un pasticcio disordinato e frammentato e forse nelle mani di un altro regista lo sarebbe diventato. Ma Anderson si assicura che i suoi personaggi abbiano spazio per respirare e che le varie storie abbiano il giusto tempo per svolgersi. I temi centrali del film sono due: uno è il passato con cui si deve necessariamente fare i conti, perché torna comunque a bussare alla nostra porta, prima o poi, e l’altro è la casualità, che domina la vita degli uomini sotto la forma di coincidenza, influenzando le nostre esistenze al di fuori del nostro controllo.

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Lontano dal paradiso (2002)

La prima impressione che ho avuto da questo film è che fosse concepito come la rivisitazione, o meglio la traduzione moderna, di uno di quei bellissimi film degli anni ’50, quei melodrammi in technicolor che presentavano una società apparentemente perfetta, dove il perbenismo e l’inerzia dettavano legge. Sembra quasi che Todd Haynes abbia voluto citare quei film, indagando con curiosità moderna e sincera su quello che si nascondeva dietro il finto conformismo esteriore di quella società.

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