Alan Parker ha spesso cercato di sconvolgere lo spettatore con la potenza delle sue immagini, e di coinvolgerlo in riflessioni di carattere sociale, a partire da Fuga di mezzanotte fino a Le ceneri di Angela, passando per Mississippi burning. Questo film vorrebbe essere una denuncia contro la pena di morte, non tanto per la sua crudeltà, come aveva fatto Tim Robbins con Dead man walking, quanto per la possibilità di commettere un tragico e irreparabile errore. La sceneggiatura purtroppo non convince fino in fondo, ma il film rimane un buon thriller grazie a diversi colpi di scena e un finale davvero imprevedibile.
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St. Vincent (2014)
Bill Murray è un attore molto versatile, che personalmente adoro, perché ha sempre saputo interpretare personaggi diversissimi, lasciando in ognuno di loro un pezzettino della sua personalità esuberante e completandone i ritratti con un pizzico di malinconia, che non è mai tristezza. È passato dal cacciatore di fantasmi pasticcione al burbero meteorologo misantropo, per raggiungere la massima intensità nell’anima persa di Lost in Translation, che gli è valsa la nomination all’Oscar. In St. Vincent interpreta di nuovo un misantropo, solitario e scorbutico, ma con l’aggravante della vecchiaia, che lo rende ancora meno predisposto a sopportare il prossimo.
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