La strana coppia (1968)

Un’altra straordinaria commedia della coppia Lemmon Matthau, che si sfidano in bravura sui dialoghi scritti da Neil Simon. Dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli anni ’80 una delle scommesse piĂą sicure nell’industria cinematografica di Hollywood era un film basato sul lavoro di Neil Simon. Drammaturgo di enorme successo, ha dimostrato eccezionali capacitĂ  comiche nello scrivere sceneggiature spiritose e memorabili. Questo film, basato sulla sua opera teatrale del 1965, è probabilmente il suo lavoro piĂą famoso e uno dei suoi film di maggior successo. Come in molte delle sue opere, la trama è semplice ma accattivante.

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Sindrome cinese (1979)

Un dramma avvincente e teso sui pericoli delle centrali nucleari, in tempi ancora non sospetti. Uscito al cinema 7 anni prima del disastro di Chernobyl, il film cerca di attirare l’attenzione non solo sui pericoli dell’energia nucleare, ma anche sulla politica di insabbiamento da parte dei responsabili, con la complicitĂ  dei media compiacenti. In fondo quella del nucleare è un’azienda come le altre, in cui la ricerca del profitto finisce per prevalere su ogni altra considerazione, compresa la sicurezza: quello che il film ci mostra è fino a che punto la logica del guadagno può arrivare a mettere a rischio delle vite umane, e lo fa portandoci dietro le quinte di un reattore nucleare, laddove il pubblico di solito non è ammesso.

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Prima pagina (1974)

Wilder non era un amante dei remake, ma si convinse a trasporre per la terza volta il soggetto di un’opera teatrale del 1928, che aveva già prodotto due successi cinematografici, nel 1931 e nel 1940. L’argomento infatti gli stava a cuore, visto che lui stesso era stato giornalista prima di lavorare nel cinema, e la professione esercitava ancora una grande attrattiva su di lui. Mentre nel precedente L’asso nella manica Wilder aveva puntato l’attenzione sulla cronaca nera, criticandone ferocemente il cinismo e la mancanza di moralità, con Prima pagina ammorbidisce un po’ i toni, facendo una parodia del lato più sardonico del giornalismo, pur senza attenuare le critiche all’insensibilità della stampa nei confronti della sofferenza umana e della morte.

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America oggi (1993)

Liberamente ispirato a nove racconti e una poesia di Raymond Carver, America oggi è un viaggio nella Los Angeles degli anni ’90, un affresco intimo in cui i destini contrastanti di 22 personaggi affrontano drammi, emozioni, piaceri, sorprese e pericoli della vita quotidiana. All’inizio del film, mentre scorrono i titoli di testa, uno strano balletto di elicotteri, che scarica un insetticida, ci informa che è in corso una guerra contro il moscerino della frutta. Nello stesso tempo, l’attenzione si concentra su alcuni personaggi che assistono a un concerto, ascoltano una cantante e guardano uno spettacolo televisivo. Quasi senza parole, attraverso un gioco di collegamenti visivi, Altman crea un legame tra questi volti che gradualmente diventeranno familiari e capiremo cosa li unisce seguendo le loro storie. Alla fine del film, è un terremoto che riunirĂ  di nuovo i protagonisti.

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Non per soldi… ma per denaro (1966)

Che Billy Wilder sia un grande regista lo si capisce anche dalla qualitĂ  dei suoi film minori e delle sue opere di fine carriera: questo è chiaramente un film minore, di molto inferiore rispetto a drammi come La fiamma del peccato o Viale del tramonto, e pellicole brillanti come L’appartamento o A qualcuno piace caldo, eppure resta una commedia divertente, meravigliosamente raffinata ed equilibrata.

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Americani (1992)

Uno degli slogan di questa pellicola così recita: “Nella vita, vendere è la cosa piĂą difficile”. Credo che nessuno abbia molta simpatia per i venditori telefonici, quelli che ti disturbano di solito all’ora di pranzo proponendo offerte che appaiono allettanti, ma che in realtĂ  sono vantaggiose solo per loro. Dopo aver visto questo film, forse cambierete idea. Non nel senso che vi risulteranno piĂą simpatici, anzi, tutt’altro, ma forse vi renderete conto di quanto miserevole possa essere la loro esistenza.

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La grande corsa (1965)

Blake Edwards, re della commedia brillante, dedica questa pellicola alla coppia comica per eccellenza, Laurel e Hardy, i nostri Stanlio e Ollio. E in effetti il film è un insieme di trovate comiche, brillanti e paradossali, che si ispira al genere slapstick, cioè a quella comicità elementare basata su gag semplici ed immediate. A questo si aggiunge una buona sceneggiatura e un cast vincente, oltre a una storia che offre più di uno spunto naturalmente comico.

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Hamlet (1996)

Grandiosa trasposizione della tragedia shakespeariana in cui tutto è maestoso e colossale, quasi come l’ego del regista. Fastose l’ambientazione e la scenografia, barocca, luccicante, già di per sé imponente, ma ancor più aumentata dalla presenza di specchi che ne moltiplicano luce e profondità; enorme il numero delle comparse, che rendono la scena del matrimonio tra i due amanti monumentale, più adatta all’incoronazione di un imperatore che alle nozze di una regina, vedova da poco; incredibile la serie di grandissimi attori, scelti anche per i ruoli minori, tra cui Billy Crystal nella parte del becchino, Robin Williams in quella di Osric, Rufus Sewell per Fortebraccio e persino comparse di gran lusso come Lemmon, Depardieu, Charlton Heston, Timothy Spall, Sir Gielgud e Judi Dench.

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