Tootsie (1982)

Dopo una serie di ruoli drammatici indimenticabili, tra il successo di Kramer contro Kramer e il trionfo di Rain man, Dustin Hoffman tenta la via della commedia e dimostra di avere anche un irresistibile talento comico. Chi non ha visto Tootsie, potrebbe pensare che sia solo una delle tante stupide commedie degli anni ’80, e bisogna ammettere che vedere Hoffman vestito da donna, che non ingannerebbe neppure un non vedente in una notte senza luna, qualche dubbio può farlo insorgere. Tuttavia, sorvolando sulle apparenze, che neppure un grande come Billy Wilder aveva curato troppo nel trasformare Jack Lemmon e Tony Curtis in donne, il film diventa apprezzabilissimo per una sceneggiatura intelligente e accurata, che compensa ampiamente la stupidità dell’espediente iniziale.

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Prima pagina (1974)

Wilder non era un amante dei remake, ma si convinse a trasporre per la terza volta il soggetto di un’opera teatrale del 1928, che aveva già prodotto due successi cinematografici, nel 1931 e nel 1940. L’argomento infatti gli stava a cuore, visto che lui stesso era stato giornalista prima di lavorare nel cinema, e la professione esercitava ancora una grande attrattiva su di lui. Mentre nel precedente L’asso nella manica Wilder aveva puntato l’attenzione sulla cronaca nera, criticandone ferocemente il cinismo e la mancanza di moralità, con Prima pagina ammorbidisce un po’ i toni, facendo una parodia del lato più sardonico del giornalismo, pur senza attenuare le critiche all’insensibilità della stampa nei confronti della sofferenza umana e della morte.

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La stangata (1973)

Uno dei film più movimentati e divertenti della storia del cinema, con una colonna sonora che ha fatto epoca e due protagonisti che fanno a gara di fascino. In più una sceneggiatura brillante, con tutti i personaggi al posto giusto, dialoghi godibilissimi e un paio di colpi di scena ben riusciti, piazzati al momento giusto. Il tutto con un’accurata ricostruzione degli ambienti e dei costumi, che fanno rivivere il periodo, dando vivacità alle immagini. La trama non è di immediata lettura, un po’ come succede nei film costruiti intorno a truffe o grandi imbrogli: realtà e apparenza si fondono nella finzione cinematografica e lo spettatore meno attento può rimanere un po’ stordito, ma l’atmosfera generale del film incanta, e riesce a trascinare anche nei momenti un po’ meno scorrevoli. Per chi non la conosce, vale la pena riassumere brevemente la storia, evitando, però, di rivelare i punti salienti.

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Una cena quasi perfetta (1995)

Un film originale, semplice nella narrazione ma sorretto da un’ottima sceneggiatura che sfrutta a pieno gli spunti della trama. Si parte da un incidente occasionale: cinque amici che abitano insieme in una casa lungo l’autostrada, una sera ospitano un camionista di passaggio, invitandolo a fermarsi da loro per mangiare. Durante la cena, l’ospite mostra apertamente di avere idee razziste ed estremamente conservatrici, e questo indispone i ragazzi, che sono invece tutti di idee molto liberal. Complice la stanchezza e il vino, nasce un alterco che sfocia in una colluttazione, e il camionista ha la peggio.

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Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975)

La cronaca drammatica di una rapina, forse la più disorganizzata che si sia mai vista al cinema, tratta da un fatto realmente accaduto, e anche un dramma umano di grande spessore. Ma il film di Lumet non è solo questo, naturalmente. È uno dei film meglio riusciti sull’influenza che i mass media, soprattutto la televisione, hanno sul comportamento umano, particolarmente in situazioni critiche.

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