Vip – Mio fratello Superuomo (1968)

Per il mese di gennaio, il nostro amico Buio ha preparato la recensione di un lungometraggio di Bruno Bozzetto: Vip – Mio fratello superuomo. Bozzetto è sempre partito dall’idea di prendere bonariamente in giro il cinema americano, prima con West and soda, spassosissima parodia del genere western, poi con questo lungometraggio, una pungente caricatura dei film di spionaggio e di supereroi, con tocchi di deliziosa satira sull’industria della pubblicità. Più avanti, arriverà addirittura a sfidare Walt Disney, realizzando la risposta italiana a Fantasia con il suo capolavoro Allegro, non troppo. Ma oggi parliamo di Vip, un film che si avvicina un po’ alle produzioni americane, ma conserva ancora abbastanza individualità nel suo stile di disegno. E vi ricordo che potete trovare tutte le altre recensioni scritte da Buio nella cartella L’angolo dell’animazione. Buona lettura!

Siamo negli anni ’60, un periodo cruciale, non solo per il nostro paese, ma per il mondo intero. La guerra nel Vietnam sta sconvolgendo anche i Paesi non coinvolti direttamente, e da ogni parte aumentano le proteste. La lotta operaia e quella studentesca stanno trovando una nuova dimensione. Persino la chiesa cattolica è dovuta ricorrere ad un cambiamento per cercare di restare al passo con i tempi. L’arte popolare non può che adeguarsi a questo periodo storico. Il cinema e la musica ne saranno testimoni perenni, con un terzo incomodo: la televisione. Dalla sua nascita, avvenuta solo una manciata di anni prima, si sta anch’essa aggiornando, per cercare di influire sullo sventurato spettatore, anche nei momenti più intimi della vita privata, tra le quattro mura di casa. È in questo contesto che prende vita il lungometraggio di oggi: Vip, mio fratello superuomo, film d’animazione del 1968, degno ed energico figlio del suo tempo.

La stirpe dei Vip è molto antica e affonda le radici nella notte dei tempi. I suoi membri si sono sempre contraddistinti per forza, coraggio e spirito di soccorso verso le persone più deboli. Proprio dall’ultimo dei Vip nascono, per la prima volta nella storia, due discendenti: Super Vip, dotato di forza smisurata, tanto quanto il suo ego, e Mini Vip, piccolo e non dotato di particolari capacità. Quest’ultimo, per sopperire al senso di inferiorità nei confronti del fratello, su consiglio di un’équipe psichiatrica, decide di intraprendere una crociera intorno al mondo. Si ritroverà, suo malgrado, naufrago e a condividere la scialuppa con un leone.

I due si ritrovano su un’isola sperduta, dove vengono fatti prigionieri da un losco individuo. Poco prima che Super Vip intervenga a salvare il fratello, il leone svela la sua identità, rivelando di essere solo una ragazza con addosso un costume. I due super fratelli cominceranno la loro operazione di salvataggio, senza ancora sapere che si stanno mettendo contro l’imponente magnate dei supermercati Happy Betty. La donna d’affari ha convocato un nutrito gruppo di investitori per finanziare il suo monumentale progetto; quello di utilizzare dei razzi da impiantare nel cervello di tutti i potenziali consumatori, per renderli schiavi delle proprie offerte. Entrambi i fratelli Vip proveranno a fermarla, e sarà Mini Vip, contro i pronostici del fratello, a salvare più volte la situazione. I due fratelli riusciranno anche a trovare l’amore, e Mini Vip, alla fine, salverà di nuovo tutti, rimarcando ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, come i due fratelli, per quanto diversi, siano complementari.

Il film, scritto, diretto e sceneggiato da Bruno Bozzetto, al suo secondo lungometraggio d’animazione dopo West and Soda, è una produzione italiana, con finanziamenti statunitensi. Infatti furono quest’ultimi a chiedere un cambiamento di trama, aggiungendo i personaggi di Super Vip e di Lisa. L’animazione risulta estremamente semplice e minimalista, sulla falsa riga dello stile degli show televisivi americani in voga negli stessi anni, ma con differenze sostanziali in termini di qualità. Infatti, per quanto semplificati, i personaggi sono animati autonomamente, senza repliche nei movimenti, o loop per dare una falsa impressione di movimento, e ben si amalgamano all’ambiente circostante.

I fondali, curati dagli artisti Mulazzani e Cereda, risultano di tipologie differenti, a seconda del significato, spaziando da quelli monocromatici, a quelli realizzati a pennarello, pastello e acquarello. Il ricorso alla combinazione di questi stili, lo ritroviamo spesso anche nei personaggi principali, specialmente durante le scene notturne. Gli effetti speciali, curati da Luciano Marzetti, permettono la fusione di luci e disegni tramite la tecnica della proiezione luminosa in sede di fotografia, dando così una sorta di tridimensionalità e astrazione.

La regia di Bozzetto è stata capace di delineare uno stile puramente cinematografico, estraniandosi dallo stile televisivo che imperversava nelle produzioni americane dell’epoca, come, per esempio, in Arriva Charlie Brown. Il cast vocale si affida, come da tradizione italiana, al mondo del doppiaggio, con Oreste Lionello nel ruolo di Mini Vip. Come già West and Soda, anche questo secondo lungometraggio di Bozzetto è una parodia del cinema americano; in questo caso fa il verso non solo ai supereroi, che stavano crescendo di popolarità, ma anche ai film di spionaggio dell’epoca.

Ma soprattutto quest’opera, attraverso la satira, vuole essere una feroce critica della società e del cambiamento culturale in atto in quegli anni. La produttività di massa, la spersonalizzazione, il marketing aggressivo, le pubblicità invasive, i jingles fatti per rimanere impressi nel cervello, la disumanizzazione del lavoro ed il forte potere ipnotico della televisione: temi non nuovi, ma che nel 1968 riuscirono a prendere una forma umana, durante gli anni della contestazione. Le scene della catena di montaggio all’interno della fabbrica, ricordano molto Tempi Moderni di Charlie Chaplin, dal quale Bozzetto ha sicuramente preso spunto.

Sono passati quasi sessant’anni e, malgrado alcuni aspetti non siano più giustamente accettati (per esempio, i tirapiedi asiatici, su richiesta della produzione americana, furono colorati di verde per venire incontro alle esigenze di esportazione in Giappone), questo film risulta ancora attuale. C’è sempre una Happy Betty pronta a ipnotizzare e manipolare ogni mente, rendendola comunque felice di esserlo stata.

“La bocca serve per sorridere, fumare. Chi la usa anche per parlare, diviene un uomo politico. Chi non la usa affatto, diviene un sottile umorista”.

30 pensieri riguardo “Vip – Mio fratello Superuomo (1968)

  1. È stato il cartone animato della mia infanzia, che per primo trattò degli impianti neurocerebrali.
    E che mi fece fare delle belle considerazioni e approfondimenti sul tema.
    Quasi una premonizione di quello che sarebbe accaduto 50 anni dopo.
    Forse la sponsorizzazione americana all’opera di Bozzetto, può interpretarsi come una delle prime finestre di Overton operata dagli USA sul resto del mondo.

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  2. Francamente non ricordavo di averlo visto e, incuriosita dalla recensione sono andata a vedere se lo trovavo su Youtube ebbene si, credo che la tua affermazione che è un film ancora attuale sia in questo caso più che mai appropriata e poi lavorando nel campo pubblicitario e conoscendo il marketing posso affermare che effettivamente il film critica giustamente il marketing aggressivo con l’intento di manipolare il consumatore. Bravo Buio, bellissima recensioni e considerazioni che hai fatto. Buon pomeriggio 😉

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  3. Che meraviglia! Qualcuno che parla del grande Bozzetto! Un grande artista, qualcuno che ha creato delle opere animate veramente impressionanti e molto intelligenti. E hai recensito tra l’altro uno dei suoi film che più apprezzo adoro, un film veramente intelligente che riesce a fare una critica sociale molto forte e, se rivisto oggi, risulta tremendamente moderno, a dimostrare quanto fosse avanti per quei tempi. In un certo senso, con le tematiche che affronta, ricorda parecchio Momo alla conquista del tempo e sarà per questo motivo che lo adoro così tanto, perché entrambe le opere, con intelligenza e senza cadere in sciocchi qualunquismi, spiega bene la produzione di massa, il dover produrre sempre di più, trasformando tutto in macchina e andando a sopprimere tutto. Hai fatto un lavoro eccezionale e sono contento che tu abbia portato questo grande artista all’attenzione di tutti!

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