Insonnia d’amore (1993)

Un amore che supera qualunque distanza e annulla ogni logica razionale in una delle più belle commedie romantiche degli anni ’90, firmata dalla specialista Nora Ephron. Insonnia d’amore era un trionfo inevitabile e, a trent’anni dalla sua uscita, non ha ancora perso un minimo della propria vivacità. Il film, che fu uno straordinario successo di pubblico, deve la sua riuscita sicuramente alla scelta dei due protagonisti, Tom Hanks e Meg Ryan, amabili e rassicuranti, alle prese con un sentimento che nasce e si trasforma nel tempo, ma anche a una sceneggiatura che sa essere romantica senza eccedere nel sentimentalismo.

Sam e il figlio Jonah, trasferiti da poco a Seattle, sono orfani da un anno e mezzo della parte femminile della famiglia. Mentre Sam soffre in silenzio, il piccolo Jonah, che capisce il suo dolore, cerca di aiutarlo. Perciò la sera della vigilia di Natale, quando un programma radiofonico chiede agli ascoltatori quale desiderio vorrebbero veder realizzato, Jonah telefona e parla di suo padre, esprimendo il desiderio di trovare una donna capace di fargli dimenticare la sua sofferenza.

Dopo le ingenue parole del bambino, Sam si inserisce nella telefonata, dapprima irritato per l’intrusione nella sua privacy, ma poi, trascinato da una psicologa che partecipa al programma, finisce per confidarle tutto il vuoto della sua vita. La trasmissione è molto seguita e quella notte tra la gente che ascolta, c’è Annie, una brillante e giovane giornalista, che sta guidando per raggiungere il fidanzato Walter, col quale deve sposarsi a breve, anche se non è proprio convinta del tutto che lui sia l’uomo del destino che sogna da una vita.

Nell’ascoltare quel programma radiofonico che fa leva sui sentimenti, e soprattutto le parole del vedovo, la ragazza rimane molto colpita, e da quel momento pensa continuamente a Sam, dalle cui frasi sull’amore è rimasta incantata. Così, pur tra mille ripensamenti si mette in testa di doverlo conoscere a tutti i costi.

Quest’ultimo intanto ha iniziato a frequentare una collega, non gradita al piccolo Jonah, che farà di tutto per mandare a monte il flirt e spingere il padre verso Annie, della quale aveva letto una lettera che lo aveva colpito particolarmente. Inutile dire che il lieto fine è dietro l’angolo, anche se i due dovranno rincorrersi parecchio prima di arrivare in cima all’Empire State Building, proprio dove si erano dati appuntamento Cary Grant e Deborah Kerr nel film più volte citato all’interno della storia. Tra l’altro Insonnia d’amore ebbe il merito di far riscoprire proprio il film Un amore splendido, dramma romantico del 1957 a cui si ispira, determinando negli Stati Uniti un boom di noleggi.

Una commedia romantica all’inverosimile, ma che sa anche sorridere del romanticismo, e non diventa mai sdolcinata. Un film dal finale scontato, per molti banale, eppure rivederlo dopo 30 anni fa ancora venire le farfalle nello stomaco. Quanto è leggera questa atmosfera anni ’90, in cui tutto sembra così facile e possibile… Tom Hanks e Meg Ryan incendiano speranze, sogni, emozioni, tutto con un retrogusto amaro, fino al lieto fine, meritato ma giustamente travagliato.

E senza mai perdere di vista la realtà: lui parte dal dolore, attraversa la solitudine ma non si abbandona ad essa, reagisce alle ferite rinascendo dalle sue cicatrici. Non dimentica il passato, perché quello sì sarebbe irreale e sbagliato, ma sulle macerie di un cuore ferito fa nascere il seme di un nuovo amore.

Anche lei, che è una sognatrice all’ennesima potenza, cerca il bello intorno a sé anche quando sembra non esserci, eppure riesce a vedere tutti i limiti di quel fidanzato anonimo e freddino, interpretato da un Bill Pullman mai così povero di personalità e ricco di noia. Cerca di affrontare l’impossibile e mettersi completamente in gioco anche solo per vivere un momento dolce e speciale, di cui fare tesoro nel cuore, all’insegna del “sognare è lecito” anche contro ogni logica razionale.

Se è vero, come dice il Bardo, che siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni, questo ci porta a desiderare l’amore, ci rende inquieti, ci agita fin nel profondo dell’anima. Ed è proprio questo che il film vuole mostrare: l’inquietudine che muove noi poveri sognatori che crediamo ancora in un lieto fine. Ed è quindi necessario che il lieto fine ci sia, per continuare a sperare. Non bisogna aver paura di sognare, perché i sogni possono anche avverarsi. Questo ci dicono alla fine i due protagonisti, in maniera forse un po’ troppo ottimistica, ma questa era l’atmosfera degli anni ’90.

Indubbiamente l’alchimia tra i due interpreti è il maggior punto di forza della pellicola, nonostante il tempo realmente condiviso sullo schermo sia ben poco. Ma proprio portando avanti parallelamente le storie di questi due personaggi, anime gemelle separate dalla distanza e dal fatto di non essersi mai conosciuti, la narrazione riesce ad inventare tutta una varietà di situazioni, che sono capaci di catturare le emozioni del pubblico, anche grazie ad una sceneggiatura ben calibrata.

Da lodare anche la bella fotografia di Sven Nykvist, come pure la colonna sonora, composta da raffinate esecuzioni di classici americani del passato. Tra contorni caricaturali e toni leggeri, l’insieme riesce ad essere uno spettacolo gradevolissimo, infiocchettato a dovere per riuscire simpatico, e se sentiamo il bisogno di un’iniezione di ottimismo e, perché no, di romanticismo, ogni occasione è perfetta per rispolverarlo.

27 pensieri riguardo “Insonnia d’amore (1993)

  1. Sono d’accordo con Allegro.
    Che bello, lo vidi al Cinema e mi piacque tantissimo. Tu hai una penna 🖊 davvero speciale. Mi piace tantissimo come tratteggi la trama ed il tessuto dei personaggi. Buona domenica, Raffa 🌷🌈

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