Un amore splendido (1957)

Vi ricordate Insonnia d’amore, quando Meg Ryan piange calde lacrime e si strugge guardando un vecchio film romantico? Questo è il film che la fa commuovere, e da cui viene presa l’idea dell’appuntamento dei due protagonisti sull’Empire State Building. Considerato uno dei film più romantici di sempre, è in realtà un melodramma dalla trama ben poco realistica, che oggi susciterebbe forse qualche ilarità. All’epoca però Hollywood adorava questo genere di drammi sentimentali.

Lui è un playboy nullafacente, che vive più o meno mantenuto dalle donne che conquista, abituato a cambiarle con la stessa facilità e rapidità con cui si cambia cravatta. In procinto di sposare una ricca ereditiera con cui sistemarsi definitivamente, incontra una donna durante una crociera e si innamora perdutamente di lei. Da notare che anche lei è fidanzata, ma perde subito la testa per il playboy, pur conoscendone la fama e le abitudini di vita. I due flirtano per la durata della crociera, quel tanto che basta per capire che tra loro c’è un sentimento vero, e al momento di salutarsi si danno appuntamento tra sei mesi sull’Empire State Building, giusto il tempo necessario perché lui cambi vita e si trovi un lavoro.

Scesi dalla nave, entrambi salutano i rispettivi fidanzati, dando loro il ben servito, ormai persi dietro al nuovo reciproco sentimento. Durante i sei mesi in cui non si incontrano, lui riesce effettivamente a cambiare vita, guadagnando grazie alla sua passione per la pittura, che fino ad allora non aveva mai coltivato, e dopo il periodo pattuito si presenta all’appuntamento sull’Empire State Building, come stabilito, ma lei non arriva… Non vi dico il motivo, così se volete scoprirlo andate a vedere il film, ma vi dico che ci sarà parecchio da penare e da piangere prima dell’immancabile lieto fine.

Al di là dei particolari strappalacrime, sadicamente distribuiti lungo la trama al solo fine di complicare la vita dei due protagonisti e allungare la durata del film, indubbiamente l’idea di fondo è estremamente romantica: quello narrato non è un semplice colpo di fulmine o un amore a prima vista, ma un sentimento davvero splendido e intenso, che si innesca come per magia, fatalità o destino, tra due persone che non se l’aspettavano e non lo cercavano, e che pure ne escono travolte e rinnovate fin nel profondo. Un sentimento che raggiungerà la vetta estrema del sacrificio di uno per il bene dell’altro, cosa che a uno sguardo moderno può apparire assurda, ma che, a pensarci bene, rappresenta l’essenza stessa dell’amore vero.

Se aggiungiamo a questa bella trama (di cui ho raccontato solo una minima parte) due protagonisti eccezionali come Cary Grant e Deborah Kerr, si comprende come il film abbia riscosso una grande successo di pubblico e di critica, ottenendo ben 4 candidature agli Oscar. Grant è perfetto nel ruolo del playboy, grazie all’eleganza innata e al fascino carismatico di cui abbondava; la Kerr non è da meno come personaggio complesso e passionale, sempre in lotta con se stessa nel dubbio tra dominare i propri sentimenti o cedere al desiderio.
Questo grande classico è stato riportato alla ribalta nei primi anni ’90, proprio quando la storia è servita come base per il romantico Insonnia d’amore. Un anno dopo, è stato realizzato un remake, con il titolo originale Love Affair, con Warren Beatty e Annette Bening nei ruoli principali, che però, nel confronto con l’originale, esce decisamente sconfitto.

In realtà anche Un amore splendido, a ben guardare, qualche difetto ce l’ha: intanto ci sono parecchi cliché nella storia e il finale è assolutamente prevedibile, anche se lo spettatore è coinvolto nel dramma ed è portato a stare sulle spine per i due protagonisti. Inoltre si nota una differenza di ritmo tra la prima e la seconda metà della pellicola. Mentre la prima parte del film, quella che si svolge durante la crociera, è avvincente e particolarmente curata, soprattutto nei dialoghi tra Grant e la Kerr che duettano con arguzia e ironia, sprigionando tutto il loro fascino, la seconda parte che prende il via una volta scesi dalla nave, perde improvvisamente tutta la sua verve, e si dilunga in sequenze spesso superflue se non addirittura dannose, in quanto rallentano il ritmo della storia e ne rimandano la soluzione tanto desiderata.

C’è da dire che il regista, com’era sua abitudine, aveva permesso ai due protagonisti di improvvisare, perché i dialoghi fossero i più naturali possibile, sfruttando anche l’affiatamento tra i due attori che avevano già lavorato insieme in passato, ed erano una coppia carismatica. Anche per questo la prima parte del film risulta particolarmente brillante, grazie ai loro duetti e alla chimica presente tra di loro.

Oltre ai due protagonisti, il film è ampiamente supportato dalla bellissima fotografia: la costa mediterranea lungo la quale naviga la nave da crociera è particolarmente adatta per immagini nitidissime e d’atmosfera, ma questo vale anche nella seconda parte per la città di New York, che offre un’ambientazione sofisticata ed elegante. Il regista inoltre sfrutta appieno tutte le sfumature del Technicolor e il sistema wide screen Cinemascope per sottolineare la bellezza dei paesaggi.

Non a caso le quattro nomination del film sono tutte di tipo tecnico, per la migliore fotografia, i costumi, la colonna sonora e la miglior canzone originale.
Nel complesso è una pellicola ancora molto valida, che ha praticamente tutto, romanticismo, dramma e un tocco di umorismo, con due interpreti a cui non manca certo il fascino, e una confezione molto curata che non delude le aspettative.
Da vedere per chi ancora crede nell’amore e ha voglia di sognare.

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