Un film che si può definire classico, ma che è anche molto anticonvenzionale, datato nelle situazioni proposte, ma animato da personaggi moderni; romantico, ma avvolto da un’atmosfera malinconica e grigia in cui l’amore, quello vero, è del tutto assente. Tratto dal romanzo omonimo di Françoise Sagan, diventa un intenso melodramma nelle mani di Anatole Litvak, che dirige con un tocco particolarmente delicato tre interpreti d’eccezione.

La protagonista è Paula, una quarantenne che ancora oggi definiremmo moderna: è indipendente, vive da sola e ha un lavoro più che soddisfacente che le permette di mantenersi agiatamente. Ha anche un uomo, ma non è sposata. Apparentemente le va bene così, in realtà è una donna insoddisfatta, trascurata, che trascina questa relazione più per noia che per amore, consapevole dei tradimenti di lui, ma incapace di lasciarlo. È intelligente, e comprende perfettamente la differenza tra amare e restare insieme per abitudine o semplice rassegnazione. Eppure, nonostante la sua fredda e lucida analisi, Roger è il suo punto debole, l’eterno fidanzato di cui le sembra impossibile poter fare a meno.

Finché un giorno conosce Philippe, figlio poco più che ventenne di una sua cliente, che porta nella sua vita una ventata di freschezza e di desiderio. Il ragazzo, ancora troppo giovane per sapere cosa fare della sua vita, si invaghisce di lei, come ci si innamora a vent’anni, e la corteggia in modo serrato e disperato. Mentre affoga nella noia, nonostante la giovane età, Philippe trova in Paula un’ancora di salvezza, e vi si aggrappa disperatamente.

Lei è dapprima infastidita, ma poi incuriosita dalla sua sfrontatezza, finché le continue scorrettezze di Roger e il suo ennesimo tradimento la spingono lentamente tra le braccia del giovane, che si dimostra un amante tenero ma immaturo. Così, se da un lato Paula riscopre il gusto di sentirsi desiderata, dall’altro avverte ancora di più la mancanza di un uomo maturo.

Anche se, a voler essere sinceri, Roger maturo non lo è mai stato, se non anagraficamente: egocentrico e narcisista, è affezionato a Paula, ma salta da una donna all’altra solo per il piacere della conquista e per la certezza di essere perdonato.

Ma Philippe è molto bello, affascinante e caparbio nella sua decisione di conquistare la donna, e lei, dal canto suo, trova nel ragazzo tutte le attenzioni che le mancavano; così Roger comincia a perdere la sua sicurezza, capisce che non può più dare per scontata Paula e le chiede di sposarlo, cosa che la donna aveva sempre desiderato e che lui le aveva ostinatamente negato.

Non svelo il finale, per chi non ha letto il romanzo, ma ripeto quello che ho scritto all’inizio: il grande assente in questo triangolo d’amore è l’amore stesso. Per questo, i tre protagonisti non fanno che afflosciarsi su se stessi, vittime del loro stesso immobilismo, dell’incapacità di tirarsi fuori dal pantano emotivo in cui si trovano. E Paula, che è la protagonista attorno a cui tutta la vicenda ruota, si troverà ad essere vittima e carnefice al tempo stesso in un gioco crudele.

Oltre alla sceneggiatura fedele al romanzo originale, e alle melodie di Brahms che fanno da cornice alla vicenda, spicca la suggestiva fotografia in bianco e nero che sfrutta gli angoli più romantici di Parigi per accentuare l’atmosfera malinconica della storia: la scena in cui il giovane Philippe gira in auto per la città, aspettando il momento di incontrare Paula, non è una scusa per mostrarci i boulevard di Parigi, ma ci trasmette l’entusiasmo quasi infantile di questo personaggio, senza enfatizzare in particolare alcun elemento della città.

Ma il motivo principale per vedere questo film è il terzetto dei protagonisti, che disegnano i personaggi con un’intensità e una naturalezza sorprendente per l’epoca. La Bergman, nei panni di Paula, dà a questa donna appassita, ma ancora molto piacente, tutte le sfaccettature necessarie: appare giovane e piena di vita, rispetto alla madre di Philippe, ma è composta e signorile se confrontata con le ragazze corteggiate da Roger.

È una donna insoddisfatta e inquieta, eppure è già rassegnata, come se invece di avere quarant’anni fosse alla fine della vita. E quando si guarda allo specchio, vede entrambi gli aspetti della sua personalità, nei riflessi di una bellezza che il tempo sta prosciugando, ma non è ancora riuscito a cancellare. Si vede stanca e sciupata accanto a Roger, che non la considera, ma rifiorisce come un’adolescente quando è con Philippe.

Anthony Perkins è adorabile nel ruolo del giovane corteggiatore, soprattutto considerando che si era appena tolto i panni di Norman Bates: deliziosamente goffo e insicuro, fragile ma tenace nella sua insistenza, che non si ferma neppure di fronte alla differenza d’età, per l’epoca scandalosa. Armato della sua giovinezza e della dolcezza che sa offrire, sfida apertamente Roger quando dice con rabbia Ho il diritto di innamorarmi di te e ti porterò via da lui se posso.

Perkins alterna quell’aria da eterno fanciullo, inquieto e vivace, al fascino romantico dell’innamorato che non sa controllarsi, travolto da una passione più grande di lui, che somiglia tanto a un complesso di Edipo non risolto. Mai così romantico, Anthony Perkins ci fa innamorare. Splendida la scena del ragazzo che aspetta la donna sotto la pioggia.

Tra loro due si muove sicuro Yves Montand, forte del suo fascino malandrino e armato di quei sorrisi che solo lui sapeva fare: l’espressione viscida di chi tradisce per abitudine, lo sguardo vuoto di un uomo senza qualità, incapace di apprezzare le doti di una vera donna, e con il sorriso compiaciuto di chi sa che può fidarsi della sua eterna fidanzata, perché non lo tradirà mai. Ci viene voglia di prenderlo a schiaffi.

Anatole Litvak dirige questo trio straordinario come in una danza, e lascia che ognuno irradi il suo fascino sullo spettatore, coltivando uno degli aspetti più sottovalutati della regia, cioè la capacità di dare agli attori l’opportunità di rivelarsi. E in questo caso ne è valsa davvero la pena.
Buon giorno 1 Finisce bene se non si sposano
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Buongiorno a te! No, questo finisce proprio male.
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Sicuro che non lo guardo
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un film con la maiuscola, un classico tra i migliori rivisto da poco
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Concordo assolutamente. Buona giornata 🌷
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buongiorno a te 🙂
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Una recensione davvero molto bella, quanto mi piaceva la Bergman, credo di aver visto un sacco di film 🎞 🎥 con lei.
Buona giornata Raffa 🌻
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Anche a me piaceva molto, era sempre misurata nelle sue interpretazioni. Buona giornata, Valy 🌷
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Sì, misurata, composta, sempre molto espressiva.
Grazie Raffa 🌷
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Grazie a te!
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Che bella bella, bella recensione!!!
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Ma grazie! E’ un film che mi è sempre piaciuto tanto, in cui anche Perkins riesce a dimostrare le sue capacità, al di fuori dello stereotipo in cui l’avevano ingabbiato.
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Io sapevo, perché me lo aveva detto mia madre, solo del libro… Spero di trovare questo film: promette davvero bene
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Ciao Raffa, bellissima recensione, come sempre! Concordo con gli aggettivi cher Valy ha attribuito ad Ingrid Bergman; per quanto riguarda Anthony Perkins… beh, ho sempre l’impressione che da sotto la giacca possa tirar fuori un coltello ed ammazzare chi si trova di fronte… 😀 Beh, penso che la mia sia un’impressione giustificata, visto che l’unico filmin cui l’ho visto recitare è stato “Psyco”… Ecco un altro film che voglio vedere: iniziano ad essere un po’ troppi, e forse dovrei segnarmeli. 😀 Buona giornata! 🙂
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Buona giornata a te 🌷🌈
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Grazie 🙂
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uh interessante
nonostante conosca 2/3 dei personaggi protagonisti, non ne avevo mai sentito parlare; tuttavia, credo che un film del genere sia per un pubblico leggermente più maturo anagraficamente di me 😀
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Sì, direi di sì. Ma è l’occasione di vedere Anthony Perkins che non ammazza nessuno
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beh pure quando fa il giocatore di baseball non ammazza nessuno no?
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Sì, ma è comunque un personaggio drammatico. Invece qui è abbastanza spiritoso e simpatico.
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