The Founder (2016)

Quando ho letto che avevano fatto un film sulla storia del più famoso fast food americano, che ha invaso il mondo con i suoi hamburger, attentando quotidianamente alle arterie di miliardi di persone, mi sono ripromessa di non vederlo assolutamente. Credevo fosse il solito panegirico dell’uomo della strada venuto dal nulla, che arriva a diventare miliardario grazie a un’idea geniale. Poi ho deciso di vederlo per Michael Keaton, un attore che ho sempre amato, da molto prima che incarnasse il Batman di Tim Burton. E oltre ad avere la conferma che Keaton è un ottimo attore, ho scoperto che il film era completamente diverso da quello che mi aspettavo.

Perché la storia dei McDonald e del loro successo è in realtà la storia di una truffa vergognosa compiuta ai danni di due fratelli geniali, ma decisamente ingenui, che si videro espropriati non solo della loro idea, ma addirittura del loro nome, da un affarista senza scrupoli. E se già prima non ero una frequentatrice dei loro ristoranti (anche perché essendo vegetariana, potevo al massimo gustare le patatine fritte o il gelato), dopo aver visto questo film ho giurato a me stessa di non metterci più piede.

Il film inizia presentandoci il personaggio di Ray Kroc, un mediocre rappresentante di frullatori per snack bar, che cerca di piazzare i suoi prodotti senza troppo successo. Un giorno riceve una richiesta anomala, molto più consistente delle necessità di un bar ristorante, e decide di andare sul posto per vedere da vicino il locale. Scoprirà la caffetteria dei fratelli Richard e Maurice McDonald, un ristorante per famiglie moderno, organizzato, che offre panini di alta qualità a prezzi accessibili, e disponibili in tempi rapidi.

Questo grazie ad una “catena di montaggio” inventata dai due fratelli, per cui anziché mettere un singolo lavoratore a fare un panino, ogni addetto è assegnato ad un solo compito: uno tosta il pane, un altro mette le salse, un altro ancora si occupa della cottura della carne, e infine l’ultimo assembla il panino e lo mette in scatola, pronto per la vendita. In questo modo il ristorante è in grado di soddisfare in tempi rapidissimi le richieste dei clienti, che ottengono un ottimo panino senza lunghe attese.

Va detto, e il film lo sottolinea giustamente, che i fratelli McDonald erano anche attentissimi alla qualità della carne e di tutti gli ingredienti, dalle verdure alle salse, per cui il loro guadagno si basava sulla quantità dei panini venduti, senza andare a discapito della qualità, che mantenevano altissima. Si accontentavano di guadagnare abbastanza per vivere bene, ed erano felici così. Ray ha il (de)merito di vedere l’enorme potenziale della loro attività, e farà di tutto per convincere i fratelli a sfruttare la loro idea, dando vita ad una catena di ristoranti, affidandone a lui la gestione.

Inutile dire che in breve tempo il marchio McDonald diventerà sinonimo di enormi guadagni, ma la ricerca del profitto a tutti i costi andrà a discapito della qualità delle materie prime. Attraverso una serie di contratti capestro che Ray farà firmare ai due ingenui fratelli, e che sarà pronto a stracciare a suo piacimento, finirà per togliere loro il controllo dell’intera catena, i diritti sugli utili e, come ultimo schiaffo morale, pure la proprietà del marchio, condannando il loro nome a rimanere per sempre legato a un modello di ristorazione che è l’esatto opposto di quello che avevano concepito e sognato.

Uno dei lati positivi del film è di non etichettare il suo personaggio principale come buono o cattivo, lasciando questa definizione al pubblico. In sostanza Ray Kroc viene rappresentato come un astuto venditore porta a porta che ha visto un’opportunità e l’ha afferrata con entrambe le mani, anche se a discapito dei creatori originali. E il film ci mostra anche quanto lui si sia impegnato in prima persona, tenacemente, lavorando giorno e notte e rischiando i propri capitali, oltre a trovare investitori che i due fratelli non avrebbero mai potuto trovare da soli.

In pratica, il film ci dice che senza Ray Kroc, McDonald’s non sarebbe mai diventato un impero, ma sarebbe rimasto quell’anonimo ristorante di San Bernardino dei fratelli Maurice e Richard McDonald. Un difetto del film, invece, è una certa mancanza di profondità nei personaggi: ad esempio i fratelli McDonald conquistano lo spettatore quando parlano delle origini del loro sistema di catena di montaggio, ma sarebbe stato bello imparare un po’ di più sulla loro visione della qualità del cibo, sul loro modo di considerare la clientela, e soprattutto su quello che hanno provato quando si sono resi conto dell’inganno.

Quasi tutto il film è ovviamente incentrato sull’interpretazione di Michael Keaton, che conferma il suo talento versatile, ma intorno a lui ci sono altri attori interessanti in ruoli minori e poco esplorati. Una per tutti, Laura Dern, che interpreta la moglie di Kroc, un personaggio che rimane ai margini della storia, mentre avrebbe potuto essere più approfondito. E così Linda Cardellini e Patrick Wilson che completano il cast ma restano in ombra.

Se l’America è la terra delle opportunità, proprio l’abbondanza di possibilità accentua la competizione e la guerra senza scrupoli per ottenere sempre più profitto: il film si limita a raccontare una storia curiosa che soddisfa questo scopo, mostrando in maniera divertente ogni singola strategia utilizzata. Il messaggio finale è che devi essere un bastardo figlio di buona donna per avere successo, e che le persone oneste e di buon cuore vengono sopraffatte. È così che funziona nella realtà, e il film non fa niente per nasconderlo.

Tuttavia il regista non risparmia la propria critica al suo protagonista, attraverso le doppie inquadrature che aprono e chiudono la narrazione: inquadrature molto ravvicinate in cui Michael Keaton parla direttamente alla telecamera, e questa lentamente si allontana da lui. In quel tentativo di prendere le distanze, c’è tutta la volontà di allontanarsi il più possibile da una figura estremamente negativa, che lascia allo spettatore un retrogusto decisamente amaro.

Pubblicità

14 pensieri riguardo “The Founder (2016)

  1. Concordo con l’opinione sulla multinazionale (io sono vegano, ma evito volentieri pure i prodotti vegani che propongono) ed esprimo tutto il mio disprezzo per l’avido imprenditore che, alla resa dei conti, è solo un’espressione della società capitalista.

    Piace a 2 people

  2. Come ho scritto ieri nell’indovinello, non l’ho mai visto, ma mi sembra interessante e cercherò di reperirlo in tempi brevi. Leggendo la recensione mi sono però accorto di aver visto la parodia dei Simpson, dove è Krusty a fare la parte del ladro, fondando la catena Krusty Burger. È stata una piacevole scoperta saperti veg ^_^

    Piace a 1 persona

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...