Con quasi trent’anni di carriera di attore alle spalle, Charles Laughton si mette dietro la macchina da presa per creare un film davvero unico. Abituato ai ruoli di personaggi cinici o machiavellici, Laughton mette tutta la sua esperienza in questa pellicola, dove un assassino psicopatico, travestito da pastore, rintraccia e perseguita due bambini piccoli per trovare il bottino di una rapina, nascosto dal loro defunto padre. Inizialmente ne sposa la madre per tenerli d’occhio meglio, ma quando questa scopre il suo gioco, si libera della donna e si getta all’inseguimento dei bambini che nel frattempo sono fuggiti lungo il fiume.

La straordinaria riuscita del film è dovuta sia all’atmosfera, onirica e paurosa, sia all’interpretazione di un attore come Robert Mitchum che è perfetto per il ruolo e regge perfettamente la scena quasi da solo: la sua naturale nonchalance, con cui riesce ad essere terrificante, implacabile e allo stesso tempo apparentemente gentile, e persino simpatico, rende il suo personaggio indimenticabile e questo ruolo la sua miglior performance.




Non si contano le scene suggestive, che rimangono impresse nella memoria dello spettatore; alcune tolgono addirittura il fiato, combinando una bellezza quasi poetica con un’angoscia emozionante. Da molte parti si è notata una certa influenza dell’espressionismo tedesco, soprattutto per le scene notturne, ed è sbalorditivo che Laughton abbia raggiunto un risultato così perfetto al suo primo tentativo di regia. Purtroppo questo sarà anche il suo ultimo: il film infatti non ebbe successo di botteghino alla sua uscita, e fu persino disprezzato. Probabilmente il motivo va cercato nel suo essere un atto d’accusa contro il fanatismo religioso e i falsi profeti nel sud degli Stati Uniti. Solo nel tempo è stato riconosciuto per il suo vero valore, come uno dei film più originali e creativi della storia del cinema.

Il motivo del suo fallimento, al momento dell’uscita, può essere legato anche all’insieme eterogeneo di influenze e generi che compongono l’opera. In effetti il film è fondamentalmente un thriller, ma raccontato come una fiaba nera, con venature di dramma sociale e un pizzico di umorismo macabro, realizzato prendendo in prestito le atmosfere dal cinema muto e dall’immaginario espressionista. Il risultato è inevitabilmente insolito, addirittura inaspettato, soprattutto per l’epoca. Tanto più che la vicenda mette apertamente in guardia contro le parole degli evangelisti, di cui Laughton denuncia il potere quasi settario, e diventa una parabola contro il maccartismo.

Ma la cosa più affascinante resta il suo sotto testo psicoanalitico. Presentato sotto forma di un racconto, il film mantiene le caratteristiche di un sogno a occhi aperti. La vicenda è vista attraverso il prisma dell’infanzia, e principalmente del suo giovane eroe, il piccolo John, che percepisce rapidamente la malvagità nel finto predicatore, a differenza della madre, che finirà per essere vittima della sua ingenuità. Una volta morta la madre, come in una fiaba, Laughton costruisce un personaggio buono e positivo, che possa salvare i bambini al momento giusto e offrire loro riparo.

Mentre il predicatore rappresenta il male nella sua forma più pura, il personaggio interpretato da Lilian Gish incarna l’amore, in una forma altrettanto assoluta. Da un punto di vista estetico, sorprende l’uso del bianco e nero in un momento in cui il colore invadeva i cinema. Ma il suo utilizzo è preciso e ispirato, e permette a Laughton di mescolare abilmente giochi di profondità di campo, affascinanti composizioni di inquadrature e sorprendenti giochi di ombre. Anche la luce è molto contrastata, sviluppando un risultato che richiama inevitabilmente Dreyer o Griffith. Alla fine risulta un insieme di immagini forti e liriche al tempo stesso, come la scena del pescatore con la sua macabra scoperta o la fuga dei bambini sulla barca.

Per quanto riguarda il cast, siamo a livello di leggenda: Robert Mitchum incarna lo spaventoso avvoltoio travestito da falso predicatore, ladro e assassino; Shelley Winters disegna la madre fragile e ingenua, che, completamente plagiata dall’uomo, sprofonderà nell’isteria religiosa; Peter Graves interpreta il povero padre dei due bambini che muore all’inizio del film, e la mitica Lilian Gish, una delle più grandi stelle del muto, incarna l’anziana Rachel, l’unica figura adulta responsabile che fa luce su questa storia oscura.


Notevoli anche i bambini, entrambi perfetti nei loro ruoli, e tuttavia subito dimenticati, in un’epoca in cui Hollywood non dava spazio ai talenti troppo giovani, a meno che non avessero i riccioli d’oro e sapessero ballare il tip tap.
Un film unico nel suo genere, geniale e ispirato, una pellicola senza tempo, ancora oggi godibilissima e nel complesso innovativa, nonostante l’indiscusso classicismo estetico. Laughton purtroppo morì solo 7 anni più tardi, senza poter sapere quello che il suo film sarebbe diventato per le generazioni future.
Buon giorno 2 Io sarei morto senza sapere nulla del film se non ci fossi stata tu a raccontarlo così splendidamente.
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Pensa te… meno male che ci sono allora 🤣
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Meno male si
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Ciao Raffa, anch io non conoscevo questo film. Grazie per questa bella recensione!
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Ciao, Lara, grazie a te per essere passata 🙂
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Sicuramente un film diverso dal solito…
L’ho visto. Credevo di averne parlato sul blog (mio) ma non l’ho fatto. Mi era rimasta comunque un’impressione agrodolce. Ovvero ho apprezzato alcune atmosfere, ho detestato il falso pastore e ho trovato che il film in certe scene sia stato troppo artefatto e inverosimile…
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Concordo che in certi punti è poco verosimile e si nota anche l’artifciosità di certe scene, ma io ho sempre adorato Mitchum e qui il film si regge praticamente su di lui. E’ odioso e spaventoso come non mai. E pensa che ho letto che in realtà era una persona buonissima, anche troppo, tanto che molti se ne approfittavano.
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Anche io adoro Robert Mitchum. Per me può fare qualsiasi cosa. Mi pare che abbia interpretato il ruolo del “cattivo” anche in un altro film in bianco e nero, però visto da troppo tempo per ricordarne il titolo (magari provo a fare una ricerca, perché un po’ ricordo la trama e l’atmosfera). Naturalmente, ti ringrazio anche io per la bellissima recensione.
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Ragazzi, sono io che ringrazio voi… Non avete idea di quanto io mi diverta a scrivere dei film che mi piacciono, e se riesco a coinvolgere qualcuno nella mia passione, mi fa solo piacere. Il film a cui ti riferisci, potrebbe essere Il promontorio della paura, in cui lui è un ex detenuto che esce di prigione e perseguita l’avvocato che non l’ha fatto assolvere (che era un altrettanto splendido Gregory Peck). Ne avevo parlato nel vecchio blog, facendo anche il confronto con il remake fatto da De Niro, che aveva parecchi difettucci a mio parere. Prima o poi li ripubblicherò 🙂
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Non è quello. Sono diventata pazza su Google ma non sono approdata a niente, quindi può darsi che io ricordi male. Quello che dico io era sempre in bianco e nero ma a farla da padrone era un contesto claustrofobico in cui, in un posto lungo una strada deserta (casa? albergo? boh…), c’erano diversi viaggiatori costretti a fermarsi lì da qualcuno che li teneva come in ostaggio, con qualcuno che tentava di ribellarsi, ma è tutto molto confuso e non ricordo i dettagli 😦
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La trama non mi dice niente, non credo di conoscerlo, mi dispiace.
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Mannaggia, allora sono spacciata 😀
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Ha un tono fiabesco, penso che anche per questo non guastino gli eccessi retorici.
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Bellissimo! Ci ho pure dato un esame, ai tempi! C’è un libretto della Lindau che ne parla diffusamente!
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Immagino che ci si possa scrivere anche una tesi di laurea, volendo. E’ davvero un peccato che Laughton non abbia più diretto.
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Sul montaggio analoggico si può argomentare?
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Non lo conosco, ma sembra uno di quei film che vale la pena guardare 🙂
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Se riesci a passare sopra al fatto che è un po’ datato nelle situazioni e nella trama, per me è un capolavoro.
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Credo che molti film “vecchi” siano in realtà migliori di quelli di oggi 😉
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Ciao Raffa, come non apprezzare le tue splendide recensioni? Se anche non si fosse visto il film 🎥 lo descrivi alla perfezione.
Sei davvero brava e non è una novità. Non te ne ho mai fatto mistero! 😄😄😄
Grazie e buona giornata 🌻🌷🌺
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Grazie a te e serena giornata 🌈
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😀😍🌺🌈
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Grazie per la recensione, mi interessa. Lo cercherò. 😽🐾
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Grazie a te 😉
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È un film potente e lo dimostra il fatto che l’ho visto tantissimo tempo fa, ma leggendo la tua recensione me lo sono ricordata perfettamente, nei dettagli; e mi sono ricordata anche del senso di angoscia. E’ un capolavoro, secondo me.
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Concordo, un film che resta impresso e dà forti emozioni.
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Film formidabile, grazie.
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Grazie a te, sempre.
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L’ho amato molto quando lo vidi la prima volta al cinema (un monosala, diciamo, impegnato). E la tua lettura lo arricchisce di valore.
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Ti ringrazio moltissimo, mi onora sentir dire che arricchisco di valore un film che considero un capolavoro.
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Nello stesso anno uscì anche un altro capolavoro del thriller, Giorno maledetto: l’hai visto?
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Non mi sembra, almeno dal titolo, non lo ricordo.
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Mi è piaciuto così tanto che gli ho dedicato un post: https://wwayne.wordpress.com/2019/08/18/un-grande-uomo/
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Lo cercherò, grazie.
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Grazie a te per la risposta! A proposito dei miei post, ne ho appena pubblicato uno nuovo, dedicato a una delle persone più importanti della mia vita… spero che ti piaccia! 🙂
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Lo leggerò sicuramente. Buona domenica!
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Anche a te! 🙂
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L’ho visto tantissimo tempo fa e lo ricordo poco, ma dopo averti letto devo assolutamente rinfrescarmi la memoria ^_^
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bellissimo film, parte delle mie visioni accademiche^^
anche a me è piaciuto molto, stupende le immagini suggestive che hai scelto; ecco, nn ho mai capito dove sia il lato espressionista ma sicuramente bellino
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Mah, in generale direi che può essere considerato espressionista il gusto molto teatrale di alcune sequenze, la scelta di inquadrature ricercate, come quella della scoperta del cadavere, ad esempio: la suggestione delle alghe che fluttuano insieme ai capelli della vittima, con il raggio di luce che filtra dall’alto. II tutto non è naturale né casuale, ma è assolutamente ricerrcato, così come i giochi di luci e ombre sono ad effetto.
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Bellissimo film, anche se lo ricordavo appena, ma la tua attenta recensione me lo ha ricordato benissimo. Buona Pasqua Raffaella!
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Grazie, carissima, serena Pasqua anche a te!
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