Duello al sole (1947)

Sono cresciuta a latte, biscotti e western: mio padre era un appassionato e quando ero bambina la televisione ne trasmetteva spesso. Erano tutti classici, con grandi attori diretti da grandissimi registi. Ricordo ancora le emozioni che riuscivano a dare quei film, sempre appassionanti, movimentati, ricchi di sfide impossibili, di sentimenti travolgenti ed entusiasmanti duelli. Ai miei occhi di bambina, la cosa più apprezzabile era il manicheismo delle storie e dei personaggi, rigidamente divisi in buoni e cattivi, dove di solito i secondi avevano la peggio.

Tra i tanti titoli, Duello al sole è sicuramente uno dei miei preferiti, anche per la presenza di Gregory Peck, sia pure nel ruolo di cattivo. È un film leggendario, un classico che ancora oggi si vede con piacere, anche se risulta inevitabilmente datato nella confezione e nella sceneggiatura. Un film unico col suo technicolor di fuoco, l’erotismo che sfugge alle maglie della censura dell’epoca, e i set grandiosi, dove la natura selvaggia è protagonista quanto gli attori.

Siamo nel Texas di fine Ottocento. Il film inizia con l’impiccagione di un uomo, colpevole di aver ucciso a sangue freddo la fedifraga moglie messicana insieme al suo amante. La figlia Pearl, che rimane dunque orfana, si trasferisce presso Arabelle, una cugina del padre. La donna è sposata con un ricco senatore, che odia da subito la ragazza per il suo carattere focoso e ribelle, nonché per il suo essere meticcia. La coppia ha due figli: il cinico e intraprendente Lewis, coraggioso e arrogante, e il timido e gentile Jackie, decisamente più sensibile e responsabile. Il senatore stravede per Lewis, il figlio più audace, mentre mostra insofferenza verso quello più onesto e corretto, che giudica un debole.

Entrambi i figli si innamoreranno di Pearl, attratti dalla sua prorompente bellezza. Sarà proprio il favorito dei due, Lewis a tentare approcci pesanti con la ragazza, dalla quale però verrà sempre respinto, nonostante tra i due vi sia una forte attrazione. Nel frattempo la famiglia si va disgregando e tra i due fratelli scoppia uno scontro violento, che culmina col ferimento di Jackie ad opera di Lewis. Epico e indimenticabile il finale, che vede una perfetta fusione di Eros e Thanatos tra i due personaggi cattivi, Pearl e Lewis, che sono i veri protagonisti del film.

Tecnicamente sontuoso, con alcune riprese che hanno fatto scuola praticamente fino ad oggi: i cieli rossi con le figure in controluce anticipano addirittura Kurosawa e Coppola, mentre l’impostazione estetica che lavora su colori caldi, rende il film quasi un gigantesco quadro impressionista: Vidor non perde occasione per sottolineare il dramma e la tensione della storia con inquadrature, tinte e musiche sempre eccessive.

Duello al sole, in fondo, ha la struttura di un melodramma a tinte forti, nel quale l’ambientazione western sembra quasi un dato accidentale, e alcune scene, particolarmente caricate, viste oggi, forse sfiorano il ridicolo, come l’abbondante cerone che dovrebbe far sembrare la Jones una meticcia. Tuttavia si apprezza ogni fotogramma di questa storia d’amore, proprio per i suoi eccessi, per la sfrontatezza di Peck, che lo trasforma da prestante spaccone a vera e propria carogna, e per la sensualità selvaggia della Jones, liberatasi degli ingombranti panni di Bernadette, per indossare quelli di una conturbante seduttrice. Tra i due, si frappone senza alcuna speranza il dolce e onesto Lewis, a cui dà vita il fascino equilibrato ed elegante di Joseph Cotten.

Gregory Peck, mai più così bastardo, è in sintonia perfetta con la sensuale Jones, protagonisti assoluti di un film dominato da sentimenti feroci, e folli passioni, che non poteva concludersi se non con un finale oltremodo esagerato eppure affascinante, dove polvere e sangue si mescolano sotto un sole spietato.

Uno dei finali più ricordati del cinema di sempre, dove il duello, che dà il titolo al film, esplode in un misto di odio e desiderio, per concludersi con i due amanti che si concedono un ultimo bacio dopo essersi sparati l’un l’altro, a sottolineare la follia che si annida in ogni passione degna di questo nome. Dopo uno scontro a fuoco lungo e drammatico, ormai sulla soglia della morte, si trascinano l’uno accanto all’altro per morire in un ultimo abbraccio, sullo sfondo di una natura selvaggia ed infuocata, di grande suggestione visiva.

Il film è accreditato a King Vidor, ma in realtà dietro la macchina da presa si alternarono in parecchi. Anche se il vero promotore di tutto è il produttore e sceneggiatore David O. Selznick, che voleva ripetere l’enorme successo avuto qualche anno prima con Via col vento. Il risultato è un melodramma potente e grandioso, ma con qualcosa in più: l’erotismo e la sensualità che mancavano a Rossella.

Duello al sole è un film erotico, nel vero senso del termine. Non vi sono nudità esplicite, anche se, nonostante questo, fu particolarmente osteggiato dalla censura, ma è un compendio di situazioni scabrose, spesso solo evocate, ma indubbiamente equivoche. Questa componente erotica, inedita per il periodo, è evidenziata da una natura anch’essa selvaggia e bollente, in modo tale che il paesaggio texano finisce per diventare vero e proprio protagonista.

Ottimo anche il cast di contorno (tra cui spiccano Barrymore e la Gish), splendidi i paesaggi, tese le scene d’azione, perfetti il ritmo e le musiche. Un classico intramontabile, eccessivo forse, volutamente esagerato, ma uno di quei rari film con quel particolare e pregiato insieme di componenti che lo fanno diventare unico e irripetibile.

24 pensieri riguardo “Duello al sole (1947)

    1. (con contorno di film di guerra e spionaggio) 😀
      Questo western è per me indimenticabile e tu lo hai raccontato benissimo.
      I western hanno insegnato molto a tanti registi famosi, anticipando di tanto tecniche e ambienti.
      Grazie Raffa.

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  1. Pure io cresciuto coi western, ma questo mi manca! La Jones meticcia… parliamone! X–D
    Chissà perché pensavano che del cerone bastasse a rappresentare bene etnie differenti ma tutte interpretate da attori caucasici…

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  2. Curioso segno del destino che io legga questa recensione proprio oggi: anche mio padre era un appassionato del genere e anche io sono cresciuta come te: mia madre scherzava sempre sul fatto che avessimo persino la polvere in casa dopo tutte quelle cavalcate.
    Un dolce ricordo.
    GRAZIE Raffa.

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