Pane, amore e fantasia (1953)

Penso che se Gina Lollobrigida avesse potuto scegliere un film per cui essere ricordata, avrebbe scelto questo. E non solo perché era giovane e nel periodo del suo massimo splendore, ma perché questa commedia leggera e spensierata è il ritratto di un’ Italia piena di speranze, con pochi soldi in tasca forse, ma tanta gioia di vivere. Dopo i capolavori amari del Neorealismo come Roma, città aperta, Ladri di biciclette o Riso amaro, da cui si ricavava un’immagine dell’Italia come un paese povero e desolato, il pubblico sentiva il bisogno di tornare a sorridere e a sognare. E lo fece proprio con questa commedia, che rappresenta il prototipo di tutte le commedie all’italiana che sarebbero poi venute negli anni a venire. Una storia semplice, animata da personaggi veri e schietti, in cui ci si poteva riconoscere, e che rappresentavano vizi e virtù degli italiani.

Tutto ha inizio con l’arrivo del nuovo comandante dei carabinieri, il maresciallo Carotenuto. Impenitente donnaiolo di mezz’età ancora scapolo, viene trasferito in un piccolo paesino dell’Italia centrale, dove le sue attenzioni saranno attratte da due giovani donne del luogo: la giovane ed esuberante Maria, detta la Bersagliera, e la più pudìca e riservata Annarella, che in paese fa la levatrice.

L’intero film è un grande teatro popolare, confusionario e chiassoso, in cui si alternano amore, passione, un pizzico di erotismo, momenti drammatici e altri esilaranti. Il maresciallo è l’esempio perfetto di chi nella vita guarda tutto con gentilezza. La sua loquacità, il suo buon cuore e i suoi farseschi approcci amorosi costituiscono tutto il fascino di questo mitico personaggio, e De Sica è impareggiabile nei panni di questo donnaiolo pedante e vanesio, che vive romanticamente fuori dal mondo.

A fianco di De Sica, la splendida Lollo è bravissima nei panni della bella Maria che impreca e sproloquia, e non ha paura di rubare per aumentare le entrate familiari. La sua esuberanza ruspante emana un fascino lievemente torbido, che profuma di scandalo, e attira gli uomini come api su un fiore. Intorno a loro anche i personaggi minori sono ben delineati e tra di essi troviamo tutti i caratteri che diventeranno successivamente tipici della commedia nostrana: il giovane carabiniere, il sindaco, il prete, le pettegole del luogo e l’indimenticabile Caramella, la domestica impicciona ma bonaria, interpretata da Tina Pica, che snocciola perle di saggezza popolare come fossero i grani del rosario.

Gli ingredienti sono semplici e veraci com’era allora l’Italia del dopoguerra, che cercava di risorgere dalle proprie macerie, sforzandosi di sorridere. La lenta ma progressiva ripresa economica cominciava a spingere gli italiani verso un barlume di prosperità e una spensieratezza carica di aspettative, senza però dimenticare la miseria sofferta. Ed è innegabile il fascino malinconico che la genuinità dell’ambiente e dei personaggi esercita ancora oggi guardando il film.

Chi ha vissuto quegli anni, se li ricorda, e chi non li ha vissuti, riesce a immaginarli senza difficoltà. Celebre la battuta che dà il titolo al film. Cosa mangiate? chiede il maresciallo. Pane è la risposta. E che ci metti dentro? incalza il primo. Fantasia, marescià! Potrebbe finire così, ma la conclusione del maresciallo trasforma l’ironia amara in comicità: Buon appetito!

Allo stesso modo è innegabile che protagonista assoluta del film sia la bellezza prorompente e del tutto naturale di Gina Lollobrigida. A questo proposito vale la pena ricordare che nello stesso anno, mentre da noi usciva Pane, amore e fantasia, sugli schermi americani uscivano Mogambo e Niagara, solo per citare alcuni titoli tra i più famosi, ma proprio la bellezza genuina e casereccia delle nostre stelle, come la Lollo, riuscì a scalfire nell’immaginario popolare il fascino patinato delle dive hollywoodiane, facendole apparire sempre più false e lontane dalla nostra realtà e dai nostri gusti.

Il film fu un tale successo che ebbe tre sequel: Pane, amore e gelosia del 1954, sempre firmato da Comencini, Pane, amore e… del 1955, diretto da Dino Risi, in cui la Lollo lasciò il posto a Sophia Loren, e Pane, amore e Andalusia, del 1958, girato dallo spagnolo Javier Setó, in collaborazione con lo stesso De Sica.

Inutile e speculativo cercare nel film intenti di denuncia sociale, perché il solo scopo di Comencini è regalarci un divertimento puro e semplice, senza impegno, che riesce ancora a trasmetterci, a distanza di tanti anni la voglia di una intera nazione di sopravvivere alla guerra e di ricominciare a vivere. Del Neorealismo mantiene l’ambientazione misera e i protagonisti semplici, oltre all’uso di un linguaggio per lo più dialettale, ma vi aggiunge una leggerezza della trama e degli sviluppi che si allontana notevolmente dagli intrecci drammatici del primo dopoguerra.

Il risultato è una commedia deliziosa e irresistibile, divertente e commovente al tempo stesso, con un ritmo brioso e leggero. Una commedia mediterranea, realizzata in un affascinante bianco e nero ma illuminata dai riflessi del nostro inimitabile sole.

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