Può sembrare strano, ma questo film è uscito l’anno dopo Il padrino e solo 4 anni prima de La febbre del sabato sera. Eppure ha l’aspetto di un film molto più datato, sia per la trama e la fattura, che riconducono ai più classici horror degli anni ’60, sia soprattutto per gli interpreti. Protagonista assoluto, che ruba letteralmente la scena ai colleghi, è Vincent Price, a cui il film è letteralmente cucito addosso, come un raffinato abito di fine sartoria. Accanto a lui compaiono Robert Morley, Harry Andrews, Robert Coote e Jack Hawkins, tutti grandi attori della vecchia generazione, e ultima, ma non meno importante, Diana Rigg, scomparsa di recente, alla cui memoria questa recensione è affettuosamente dedicata.

Il film narra una delle più geniali e teatrali vendette della storia del cinema, ed è strutturato su un’originale trovata narrativa. Il titolo italiano è inesatto e, come spesso accade nelle traduzioni, molto riduttivo. L’originale, che tradotto alla lettera diventa Teatro di sangue, è molto più esplicativo e attinente alla vicenda.

Un famoso attore shakespeariano, ormai in declino, viene distrutto dalle critiche negative per le sue interpretazioni, e decide dapprima di suicidarsi, poi di vendicarsi dei critici uccidendoli a uno a uno, interpretando di volta in volta le più famose e cruente tragedie del Bardo. L’istrionico protagonista si farà beffe dei suoi critici, dimostrando una fantasia creativa degna dei veri artisti: si trasformerà in chirurgo, abile schermidore, parrucchiere, massaggiatore, cuoco sopraffino, esperto degustatore, sempre protagonista assoluto di ogni scena del crimine, condannando i critici impietosi a morti orribili e crudeli.

Per ognuno di loro saprà organizzare alla perfezione una diversa messa in scena, studiata nei minimi particolari, costringendoli ogni volta a interpretare la propria morte, approfittando spudoratamente dei loro punti deboli. L’epilogo della vicenda rispetta la linea della narrazione, rappresentato in una cornice che più teatrale non potrebbe essere, con un colpo di scena davvero notevole.

L’idea di un vecchio attore teatrale che s’inventa elaborate vendette, replicando gli omicidi delle tragedie shakespeariane, ha la giusta ironia grottesca, e Price è l’interprete perfetto. Strutturato in maniera molto simile a L’abominevole Dr. Phibes del 1971, un vero e proprio capolavoro dell’horror che aveva avuto sempre Price come protagonista, il film in questione se ne differenzia soprattutto per l’humour nero, tipicamente inglese, che lo contraddistingue. Un horror che più british non si può, non soltanto per l’ironia nerissima di cui è intriso, ma anche per quella perenne patina grigia che avvolge cose e persone, nella Londra pop, tipicamente anni ’70, che fa da palcoscenico.

Mentre nel film del 1971 Price aveva interpretato il dottor Phibes in maniera spettrale e malinconica, perseguendo la sua vendetta contro i chirurghi che avevano causato la morte dell’adorata moglie ispirandosi alle bibliche piaghe d’Egitto, in Oscar insanguinato offre un’interpretazione molto meno misurata, più istrionica e sfaccettata, e soprattutto ironica. Grazie alla notevole presenza scenica di Price, ma anche dei coprotagonisti, il film esce dai ristretti confini del cinema horror, per diventare una godibilissima pellicola, misto di thriller, horror e commedia, che ha tutte le qualità per affascinare il pubblico, e che è diventata nel tempo un vero e proprio cult.

Se Price è indubbiamente il mattatore su cui si regge tutto il film, a cui presta la sua classe e le eleganti movenze aristocratiche, va apprezzata anche la sceneggiatura, agile ed essenziale, nonostante i continui inevitabili rimandi alle tragedie di Shakespeare. Anzi, proprio le citazioni delle sue opere, che precedono ogni delitto trasformandosi in una sentenza di morte annunciata, diventano un tratto di originalità, una trovata simpatica e stuzzicante che anticipa la futura esecuzione, senza tuttavia rivelarne le modalità.

Suggestiva e adatta alla narrazione, la regia di Hickox che punta tutto su dettagli e primi piani, per amplificare l’effetto drammatico e al tempo stesso grottesco delle esecuzioni, che sono intrise di solennità teatrale ma anche della bizzarria tipica di una farsa. Accanto a Price, oltre alle già citate vecchie glorie del cinema britannico, spicca una giovane e grintosa Diana Rigg, nel ruolo della devotissima figlia che aiuta il padre ad attuare la sua vendetta.

Nel complesso Oscar insanguinato è una pellicola da non sottovalutare, interpretata con intelligenza e ironia da quel Price che per tutta la vita ha desiderato essere considerato un attore a tutto tondo, dando più volte prova della propria completezza, e che tuttavia è rimasto suo malgrado legato al genere horror, per cui oggi gli appassionati lo ricordano. E proprio questa affinità tra la vita di Price e la vicenda del protagonista di Oscar insanguinato, entrambi in qualche modo incompresi dalla critica, rende particolarmente significativa questa interpretazione, trasformandola in un singolare omaggio alla sua grandezza.
Adoro questo film! Lo riguardo di tanto in tanto e, come hai detto tu, non c’era attore migliore per ricoprire questo ruolo di Vincent Price. Qualche tempo fa ne parlai anch’io sul blog.
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Ricordo di averla letta, infatti avevo già pronta la mia, ma ho aspettato a pubblicarla… 🙂
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Anche tu scrivi un certo numero di articoli che poi pubblichi pian piano? Perché anch’io faccio così e infatti ne ho da parte un bel po’.
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Quando ho tempo cerco di portarmi avanti, magari subito dopo aver visto il film tiro giù un po’ di appunti, poi scrivo con calma il pezzo e lo metto da parte.
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Lo stesso vale per me. Cerco di scrivere il più possibile sia perché mi piace tantissimo sia perché temo che possa arrivare giorni in cui non ne ho la possibilità.
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Buon giorno 2 Mi sa che l’ho visto
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E hai fatto bene
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Visto e apprezzato
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Sai che non ricordo se l’ho visto?
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Secondo me te lo ricorderesti, almeno a grandi linee, se l’avessi visto. E’ molto particolare.
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A proposito di film particolari, Vincent Price ha spaccato anche ne L’abominevole dottor Phibes: l’hai visto?
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L’ho visto ma parecchio tempo fa, ricordo che mi era piaciuto molto.
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Non avevo dubbi, perché ho capito da tempo che abbiamo gli stessi gusti in ambito cinematografico. Anch’io l’ho visto parecchio tempo fa, ricordo che è stato uno dei primi film che ho comprato in dvd. A quei tempi ero piuttosto goffo nell’usarli, perché non bastava infilarli nel lettore come per le videocassette, bisognava anche prendere un telecomando diverso da quello del televisore e spippolarlo un po’: per un atecnologico come me non era così semplice! 🙂
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concordo
dall’immagine non sembra contemporaneo al Padrino
invece: recensione già pubblicata? mi sa di dejavu
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Sì, già pubblicata.
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✨✨✨
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