Raramente ho visto un film più toccante e profondamente umano, che sia riuscito nello stesso tempo a non scadere nella retorica religiosa o nel patetico. E’ basato su una storia vera, drammatica quanto assurda: l’uccisione in Algeria, nel 1996, di alcuni monaci trappisti, ad opera di terroristi. La vicenda reale non fu mai ben chiarita, a voler essere onesti, perché qualcuno avanzò il dubbio che l’omicidio non fosse opera dei terroristi, ma dell’esercito. Ma ai fini dell’incantevole film di Xavier Beauvois, la realtà dei fatti assume ben poca importanza: la sua è una storia emozionante e piena di speranza sulla pacifica convivenza delle religioni.

Quello che il regista vuole descrivere è la profonda umanità di questi monaci e della loro scelta di vita e di morte. Non è una vocazione al martirio, ma alla libertà. E risuona nelle parole di uno di loro, quando dice “Non temo nulla, neanche la morte. Sono un uomo libero”. Il regista non li dipinge come dei santi, né come martiri, ma come esseri umani che restano fedeli fino in fondo alla loro scelta di vita, che riguarda la solidarietà, prima ancora della fede. Nella prima parte il film mostra la vita quotidiana dei monaci: i contatti con la popolazione locale, interamente musulmana, sono quasi idilliaci, i frati sono rispettati e anche amati per le cure mediche praticate da uno di loro, attraverso un piccolo ma efficiente ambulatorio.

Non c’è in loro nessuna volontà di convertire la popolazione locale, ma solo di aiutare gli abitanti del luogo, visti come semplici esseri umani, al di là del loro credo. E anche dall’altra parte c’è solo rispetto e gratitudine verso chi si occupa di assisterli. La religione è presente solo all’interno del monastero, ma quando i monaci escono e si mescolano tra la gente del villaggio, si spogliano letteralmente del loro credo, vestendo abiti civili senza alcun simbolo religioso, per non turbare la popolazione.

Beauvois ha elaborato la storia secondo lo stile di vita dei suoi personaggi principali: sobrio e composto. La trama, che si svolge senza troppa fretta, è ulteriormente rallentata dalle lunghe inquadrature del paesaggio africano, alternate a un numero abbastanza elevato di scene in cui vediamo i monaci pregare e cantare. Il tema religioso rimane quindi sullo sfondo e lo spettatore si fa un’idea ben precisa del ritmo e del significato della vita monastica.

Il fanatismo jihadista è lontano, arriva solo attraverso le cronache dei giornali e della televisione o i racconti della gente del villaggio. Questa cooperazione idilliaca con la popolazione locale basata sul rispetto reciproco, che sembra realizzare un perfetto ideale ecumenico, viene bruscamente infranta quando i terroristi cominciano a fare vittime nelle vicinanze del monastero. Finché un gruppo armato irrompe nel convento per far curare un ferito, ed è qui che la minaccia incomincia a materializzarsi, anche se questo primo incontro si conclude pacificamente con una stretta di mano.

Quando alcuni operai croati di un cantiere dei dintorni vengono brutalmente sgozzati, e il pericolo si fa sempre più consistente, i monaci si chiedono se restare o partire. “Un buon pastore non lascia il suo gregge quando arriva il lupo”, e cedere al terrore non è una scelta possibile per chi ha fatto dell’amore incondizionato e del sacrificio i propri ideali, anche se questo può significare firmare la propria condanna a morte. Il governo offre loro protezione contro i terroristi, ma i religiosi, temendo che si possa scatenare ancora più violenza, la rifiutano. In una delle scene più commoventi, quasi un’Ultima Cena, decidono di resistere, finché non accade l’inevitabile.

Quello che colpisce soprattutto è la religiosità profonda di questi “uomini di Dio”, che decidono serenamente di accettare il rischio della morte pur di non abbandonare la loro missione che ritengono prioritaria. E colpisce anche la pacifica coesistenza umana di elementi religiosi così diversi e inconciliabili tra loro, che nel film appare talmente semplice e naturale, da chiedersi perché nella realtà sia così difficile da realizzarsi.

Ma poi appare chiaro come quella stessa tolleranza che permette la convivenza pacifica, si trasformi in odio e persecuzione nella follia dell’oltranzismo religioso. In realtà questo film ha molto di più da trasmettere, soprattutto a quelli che si considerano cristiani. La vita che questi monaci conducono è di per sé una provocazione al mondo, al nostro prima ancora che a quello islamico. Una quotidianità che si apre con la preghiera e continua nella semplicità delle occupazioni, umili ma necessarie, e si chiude con una lode a Dio.

Il tutto raccontato senza retorica, senza forzature né sbavature di alcun genere, con la semplicità di una fotografia schietta e priva di fronzoli, e senza neppure l’aiuto di un vero commento musicale che sarebbe stato comunque stonato. Tranne che nella scena più toccante, in cui la musica sottolinea e accresce la solennità del momento in cui i monaci, presa ormai la loro decisione di rimanere e accettare il rischio, annullano l’umana paura della morte in una serenità che è data dalla certezza di aver fatto la scelta giusta. Sono finalmente in pace con la loro paura, non l’hanno superata ma l’hanno accettata per amore e fedeltà alla vocazione monacale. Nel lento incedere della cinepresa che li coglie, uno dopo l’altro, si vede sui loro volti il coesistere di gioia e paura, ma non ci sono più i dubbi che hanno caratterizzato il loro percorso fino a questo punto.

È chiaro che il film può essere apprezzato anche dai non credenti, ma perde una parte della sua anima. Rimane comunque equilibrato, commovente, intensamente profondo e vero. In fondo ha in sé il rigore della vita monastica: i dialoghi sono spogli ed essenziali, funzionali a rappresentare la semplicità di un cammino già segnato, che prosegue coerente sino alle estreme conseguenze. La vita terrena viene sacrificata, ma non c’è alcun autocompiacimento in questa scelta: questi uomini di Dio, infatti, non inseguono e non subiscono il martirio, ma vogliono solo affermare se stessi come spiriti liberi.
Il regista sembra quasi voler rispettare la loro scelta tralasciando di mostrare l’esecuzione da parte dei carnefici. Nel film vediamo i monaci portati via dal convento, trascinati nella neve verso il loro destino, a cui vanno incontro con estrema dignità e rassegnazione. Ma non assistiamo alla loro morte.

Un’ultima annotazione sul titolo: Uomini di Dio tradisce in parte il significato dell’originale Des hommes et des dieux, ovvero Uomini e dei, dove la pluralità non vuol essere tanto una banale affermazione politicamente corretta di pari dignità tra Cristianesimo e Islam, ma viene direttamente dal Salmo 82 che così recita:
Voi siete degli dei, tutti figli dell’Altissimo! Eppure morrete come uomini e cadrete come tutti i potenti.
una storia particolare, ne ho annotato il titolo. Buondi!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Buongiorno a te! Hai detto bene, una storia molto particolare, quasi fuori dal tempo, eppure inserita nell’attualità più cruda.
"Mi piace"Piace a 1 persona
grazie per averlo suggerito
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie non lo conoscevo
"Mi piace"Piace a 1 persona
Questo mi manca.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Buon giorno 2 Mi ripeto, quanto sei brava
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie, sempre.
"Mi piace""Mi piace"
Ciao Raffa, grazie per questa recensione! Ho sempre sentito parlare di questo film, ma non l’ho ancora mai visto; mi sembra un buon momento per approfittarne e vederlo! 😉 Ho visto il trailer che hai inseritoo… Certo, immagino che per chi non sia credente questo film perda un po’ della sua essenza, ma penso possa essere comunque apprezzato. Sempre che tu non lo abbia già visto, sempre su questo filone, mi permetto di consigliarti “Il grande silenzio”, di Philip Gröning.
Buona giornata! 🙂
"Mi piace"Piace a 2 people
Non l’ho visto, grazie per il consiglio, lo cercherò. Buona giornata a te 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Io mi sa che lo rivedrò presto per recensirlo; magari coinvolgerò un amico. 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Lo vidi quando uscì, fu un film toccante.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Credo che, comunque la si pensi, ti lasci qualcosa dentro.
"Mi piace"Piace a 1 persona
sì apprezzo l’intento ma non credo lo guarderò mai
"Mi piace"Piace a 1 persona
"Mi piace""Mi piace"
Da come ne parli vale senz’altro la pena vederlo e io mi fido. 😉 In tempi come questi, un film sul coraggio e la coerenza votati a preservare l’integrità di esseri umani, a prescindere dal credo che si professa, non mi sembra proprio poca cosa. Grazie molte per il post, come sempre, scritto benissimo.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie a te per la visita e le belle parole.
"Mi piace"Piace a 1 persona
L’ho visto: un film toccante
"Mi piace"Piace a 1 persona
Molto, e anche straordinariamente equilibrato.
"Mi piace""Mi piace"