Mary Poppins (1964)

Mary Poppins è uno di quei film di fronte ai quali si cammina in punta di piedi e ci si avvicina con timore reverenziale. Non è pensabile farne una recensione, perché è un capolavoro che credo davvero tutti conoscano. Ho deciso però di parlarne perché ho visto il seguito dell’originale, Il ritorno di Mary Poppins (la recensione martedì, nel caso vi interessasse), e il confronto è inevitabile. Onestamente devo ammettere che il sequel non mi ha deluso del tutto, diciamo che ha i suoi pregi e ne parlerò ma, paragonato al primo, non esiste proprio.

Vidi questa meravigliosa favola da piccola, ed è difficile descrivere l’incanto di quello spettacolo agli occhi di una bambina dell’era paleozoica come ero io. Per le nuove generazioni, cresciute con Harry Potter che vola sulla scopa giocando a Quidditch, è quasi impossibile poter immaginare cosa significasse, per noi bambini di allora, Mary Poppins che scendeva dal cielo appesa con grazia al suo ombrellino.

E che dire della borsa senza fondo, da cui magicamente usciva di tutto, per non parlare della camera che si sistemava da sola… Non vi dico quante volte ho provato e riprovato a schioccare le dita, ma niente da fare, mi toccava riordinare col metodo tradizionale. Vi farà sorridere, e mi vergogno un po’ davanti ai Millennials che sono cresciuti a pane e microchip, ma noi eravamo ingenui, ci incantavamo davanti agli spazzacamini che uscivano dai comignoli e ai pinguini animati che danzavano con Mary Poppins. Eppure l’ho rivisto da adulta, insieme alle mie figlie, e l’incanto non solo è rimasto immutato ma ha catturato anche loro.

Un capolavoro unico, dove tutto era praticamente perfetto, sotto ogni aspetto, esattamente come la sua protagonista: il cast, con le facce giuste al posto giusto, i dialoghi, le battute, le musiche e le canzoni, rese bene anche nella traduzione italiana (cosa che non sempre, ahinoi, succede), le bellissime coreografie, i fondali disegnati a mano (e si vede!) e, su tutto, la dolcezza inarrivabile di Julie Andrews e la simpatia incontenibile di Dick Van Dyke.

Ovviamente va citato un po’ tutto il cast, dal veterano David Tomlinson, reduce dal successo di Tre uomini in barca, con quella faccia apparentemente burbera che sa aprirsi a una severa dolcezza, a Glynis Johns, attrice di cinema e teatro, che interpreta qui il ruolo per cui è più conosciuta, la battagliera suffragetta, moglie del signor Banks; infine i due bambini, Karen Dotrice e Matthew Garber, tanto bravo quanto sfortunato nella vita reale. Dall’esuberante Dick van Dyke a Ed Wynn, lo zio Albert che volava ridendo sul soffitto, fino all’adorabile vecchietta dei piccioni, ognuno degli interpreti è un tassello che ha contribuito alla realizzazione di un puzzle incantevole e irripetibile.

Un puzzle che mescola e fonde perfettamente momenti di estrema comicità ad altri di struggente malinconia, qualche frammento di pungente satira di costume, apprezzabile dagli adulti, con suggestioni fantastiche perfette per il pubblico infantile; ne risulta uno spettacolo completo per tutta la famiglia, che diverte, commuove e trova anche il tempo di lasciare un messaggio morale di non poco conto.

Il dietro le quinte della pellicola fu in realtà molto travagliato, e ne abbiamo già parlato a proposito di Saving Mr. Banks, che illustra proprio tutte le difficoltà incontrate da Disney nel mettere in scena il romanzo di Pamela L. Travers, in cui erano narrate le avventure di Mary Poppins. La Travers in realtà avrebbe voluto che la protagonista del film fosse una tata molto più severa, come lei l’aveva concepita nel libro, e non fu mai d’accordo con l’inserimento dei disegni animati. Per fortuna alla fine Disney ebbe la meglio, e Mary Poppins divenne il capolavoro assoluto che tutti abbiamo amato.

Poche curiosità, per concludere. Julie Andrews non fu la prima scelta del regista, che aveva pensato ad Angela Lansbury o a Bette Davis. La Andrews accettò di interpretare Mary Poppins solo dopo che le fu negato il ruolo di Eliza Doolittle in My Fair Lady, ruolo che lei aveva ricoperto in teatro a Broadway. Nella versione italiana l’attrice ha la voce incantevole della storica doppiatrice Maria Pia Di Meo, che si cela dietro grandissime attrici, da Sandra Dee a Meryl Streep, da Jane Fonda a Faye Dunaway. Nella parte musicale, invece, è stata doppiata dalla cantante italiana Tina Centi.

Dick Van Dyke, d’altro canto, fu preferito a Cary Grant e Fred Astaire, nonostante la Travers fosse decisamente contraria, ritenendolo inadatto alla parte. La pellicola ha vinto l’Oscar per il miglior montaggio, migliori effetti speciali, miglior colonna sonora ai fratelli Sherman, e miglior canzone (Cancaminì nella versione italiana), più una sfilza interminabile di premi minori. Julie Andrews fu premiata come miglior attrice protagonista sia con l’Oscar che con il Golden Globe. Dick Van Dyke purtroppo fu solo candidato.

Tutti questi attori rimangono comunque nel nostro cuore e nella nostra memoria, per la magia che ci hanno fatto vivere, per aver popolato i nostri sogni di stupore e per averci insegnato che con un poco di zucchero, la pillola va giù. Ma soprattutto, che quando resti senza parole e non sai più cosa dire, ti resta sempre una parola magica: supercalifragilistichespiralidoso.

48 pensieri riguardo “Mary Poppins (1964)

  1. Mi piace tantissimo come l’hai descritto, e ti dirò.. anch’io ho provato a sistemare la stanza e a farmi il letto schioccando le dita 😀 è un film bellissimo e me lo riguardo sempre con piacere. Per quanto il sequel sia comunque bello, sono d’accordo con te, non c’è storia!

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  2. Non riesco a ricordare se l’ho visto al cinema (sono cresciuto a due passi da un cinema parrocchiale quindi i film Disney erano una tappa fissa!) ma di sicuro l’ho visto sulla RAI negli anni Ottanta, divertendomici molto. Dalla radio registrammo la colonna sonora – eh sì, RadioRai all’epoca mandava un mare di colonne sonore! – che mi ha fatto compagnia da bambino. Insomma, è una vita che non lo rivedo ma di sicuro lo porto nel cuore 😉

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    1. Io l’ho visto al cinema, non quando è uscito ovviamente, ma ricordo che allora i film non arrivavano in televisione come adesso dopo pochi anni, perciò ripassavano al cinema, in seconda o terza visione. Ricordo addirittura che andai a rivederlo ai tempi del ginnasio, con due amiche matte come me, e siamo uscite dal cinema cantando Cancaminì…

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      1. sì sì, anch’io non l’ho visto all’epoca, non sono così vecchio 😀
        Il cinema parrocchiale del mio quartiere negli anni Ottanta, prima dell’eplosione delle VHS, proiettava sia film abbastanza nuovi che classiconi del passato, e la mattina organizzava proiezioni per le scuole: andando alle elementari lì vicino, mi sono dovuto sorbire su grande schermo “Giuseppe venduto ai fratelli” e altri peplum cristiani che per un decenne non erano proprio appassionanti: molto più divertente Mary Poppins 😛

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  3. gran bell’articolo, uno dei titoli della mia infanzia^^
    a mia nonna piaceva tanto, mia mamma glielo prestava spesso 🙂

    cmq il sequel non è brutto ma è noioso, anche se da bambino anche in questo qui mi ricordo che speravo che alcune parti andassero via più in fretta (zio ridacchione in primis)

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  4. complimenti per la tua recensione…
    mentre l’ho letta… mi sembrava di rivedere le scene di questo bellissimo film…
    mi è sempre piaciuta molto Mery Poppins… la tata magica per eccellenza…
    tutti i bambini…almeno una volta…lo dovrebbero vedere…

    se posso…aggiungo questa curiosità…
    “Supercalifragilistichespiralidoso.”
    nella lingua italiana rappresenta un nonsense…
    è composta da 33 lettere… è “virtualmente” la parola di fantasia più lunga…
    l’hanno inventata proprio Robert e Richard Sherman…basandosi però su modi di dire e parole inventate che erano in circolazione da tempo…
    Ecco come l’hanno composta…
    Super – cali (bellezza) – fragilisti (delicato) – expiali (fare ammenda) – docious (istruibile)…
    quindi il significato delle sue parti è…
    “Fare ammenda per la possibilità di insegnare attraverso la delicata bellezza”.

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  5. Ho sempre amato il messaggio del film. Alla fine è più felice il povero spazzacamino che fa il lavoro che ama, rispetto al banchiere ricco. Bambini fate quello che amate, date da mangiare ai piccioni, non pensate solo ai soldi. Era anche un po’ la storia di Walt Disney se ci pensiamo.

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