Royal affair (2012)

Una pagina poco conosciuta della storia europea, che arriva dalle fredde e desolate lande danesi. La giovanissima Caroline, principessa inglese, quindici anni, viene data in sposa al cugino Christian, re di Danimarca, senza neppure averlo mai visto. Lei si aspetta un giovane principe colto, sensibile e intelligente, amante delle arti e della conversazione, il marito che ogni donna (dell’epoca) potrebbe desiderare.

Arrivata in Danimarca si scoprirà maritata ad un rozzo ragazzotto, tutto fuorché brillante, più interessato a volgari scorribande amorose che a conversazioni erudite. Non era stata informata, inoltre, che Christian è anche mentalmente instabile, violento, irascibile e succube della matrigna Juliane, che complotta con i nobili e il clero per mettere sul trono suo figlio, fratellastro del re.

Dopo la nascita del principino Frederick, erede al trono, la giovane regina, privata persino dei suoi libri, troppo moderni per quella corte bigotta, si era ormai rassegnata ad una vita triste e appartata. Ma un giorno il re assume un nuovo medico di corte, e tutto improvvisamente cambia.

Il nuovo dottore, portatore di idee illuministe e mente a sua volta illuminata, riesce a far ragionare il re folle, ne diventa amico e consigliere, e lentamente, con pazienza, lo spinge ad apportare molti miglioramenti nella vita del popolo. Tra le altre cose, lo convince a rendere obbligatoria e gratuita la vaccinazione dei bambini contro il vaiolo, ad illuminare e tenere pulite le strade, istituendo nuove tasse sulle rendite e il gioco d’azzardo. Poi lo induce a eliminare la tortura dei prigionieri, ad abolire la censura della stampa e la servitù della gleba. Addirittura Voltaire arriverà a scrivere a Re Christian, per elogiare il suo governo illuminato.

Ben presto anche la giovane e trascurata Caroline noterà il nuovo arrivato e pian piano se ne innamorerà, anche in virtù degli ideali condivisi, che la porteranno a collaborare con lui per cambiare le sorti del regno. Tutto vero, tutte vicende storicamente accertate. Anche il fatto che la piccola Luisa Augusta, secondogenita del re, in realtà fosse figlia dei due amanti. Royal affair non è quindi soltanto una storia d’amore in costume, ma anche il racconto di come la Danimarca sia riuscita ad uscire dal medioevo in cui la nobiltà voleva tenerla, per diventare uno degli Stati più illuminati d’Europa, un modello di civiltà a cui le nazioni europee si ispirarono per le future trasformazioni.

Il film ci mostra, in modo forse un po’ romanzato, ma comunque aderente alla verità storica, come gli artefici di questa rivoluzione furono i due sfortunati amanti, che pagarono a caro prezzo quel poco di felicità strappata alla storia. I nobili, infatti, non potevano vedere di buon occhio questa stagione di riforme che andava a pescare nelle loro borse, e colsero al volo l’occasione dello scandalo per allearsi con la regina madre: inventarono la storia che Caroline cercava di avvelenare il re, con l’aiuto del giovane medico amante, e portarono il popolo alla rivolta.

La regina madre ne approfittò per mettere sul trono il proprio figlio, fratellastro di Christian. Il medico fu arrestato e decapitato, e l’infelice Caroline fu mandata in esilio e privata dei suoi bambini, che non vide mai più. La giovane regina morì a 24 anni, di scarlattina, ma affidò a un’amica un diario, in cui raccontava ai figli la sua storia, da consegnare al figlio Frederick una volta diventato adulto. Il giovane principe ereditario si rivoltò allo zio, usurpatore del trono, e una volta diventato re, ripristinò e perfezionò le riforme, e governò la Danimarca per 55 anni, amatissimo dal suo popolo.

Una serie di eventi così drammatici sembra un romanzo d’appendice, invece la storia narrata è tutta vera. La sceneggiatura, giustamente premiata al festival di Berlino, ci racconta dunque eventi storici, probabilmente conosciuti solo ai Danesi, con concretezza e senza filtri troppo romantici, limitandosi al racconto delle vicende storicamente accertate. Certo il fascino degli attori non guasta ed è difficile non farsi prendere dalla storia d’amore, ma quello che prevale è il racconto di una rivoluzione lenta e progressiva che ha cambiato per sempre le sorti di una nazione.

Grazie ai costumi sfarzosi e alle bellissime scenografie, che ricostruiscono alla perfezione i sontuosi ambienti regali, le immagini sono impostate con stile e rendono il film una gioia per gli occhi, anche perché gli interni, colorati a volte in modo esuberante, creano un netto contrasto con il mondo esterno, della grigia e sterile Danimarca.

Attori danesi, bravi ma da noi poco conosciuti, a parte Mikkelsen, famoso per aver interpretato Hannibal nel serial televisivo; l’attore, grande come sempre, qui ha modo di mostrare tutte le sfaccettature della sua particolare sensibilità di interprete. Il suo personaggio è intelligente e seducente; non è un eroe, ci mostra i suoi difetti e le sue debolezze di uomo, con il consueto stile nordico compassato.

La vera sorpresa è Mikkel Boe Følsgaard, interprete di re Christian: sostiene un ruolo complesso, un personaggio infantile e cupo, a tratti disgustoso, ma anche un povero burattino inconsapevole, che finisce per suscitare pietà. Giustamente premiato a Berlino con l’Orso d’Argento per il Migliore Attore. Alicia Vikander, che già si era fatta notare nei panni di Kitty in Anna Karenina e tre anni dopo brillerà in The Danish Girl, è perfetta nel rappresentare le gioie e i dolori del personaggio, rendendo la sua regina credibile, sia come eroina romantica, sia come donna colta e intelligente.

Nell’insieme è un film dal sapore antico, non troppo sentimentale né banalmente romantico, ma ben scritto e ben interpretato, con ottime scenografie, sottolineate da una suggestiva fotografia che sa sfruttare a pieno la luminosità delle candele negli interni, e i colori freddi dei cieli danesi. Una storia appassionante, e tristemente vera.

28 pensieri riguardo “Royal affair (2012)

    1. Immagino di sì. Le immagini del film, però, erano tutte abbastanza grigie, forse anche per rendere lo stato d’animo dei protagonisti. Comunque quando c’è il sole, lì ci dev’essere una luce fantastica.

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  1. Mikkel Boe Følsgaard è anche tra i personaggi della serie tv danese Borgen – Il potere. almeno della seconda stagione che sto vedendo ora. Ho cercato perché l’ho riconosciuto dalla penultima foto della tua recensione.

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