L’inferno di cristallo (1974)

È uno dei più bei film di genere catastrofico, diventato un modello per tanti altri che lo hanno seguito, uno per tutti Trappola di cristallo, che ne riprende anche il titolo italiano. Le caratteristiche del genere ci sono tutte: un cast di grandi attori, alcuni dei quali al tramonto, un gruppo di persone intrappolate in uno spazio angusto che lottano per la sopravvivenza, alcuni eroi intrepidi pronti a sacrificarsi per il bene comune e la denuncia del cinismo di chi ha messo a rischio delle vite umane per profitto. A questo si aggiunge qualche storia romantica, per farci trepidare un po’ di più, e naturalmente scene spettacolari di grande impatto. Gli ingredienti sono quasi sempre questi, ma non sempre la ciambella riesce bene. In questo caso il risultato è ottimo: non solo un grande successo commerciale, ma un film di pregevole fattura, che ancora oggi si guarda con piacere.

Durante l’inaugurazione di un grattacielo che dovrebbe essere il più alto del mondo, qualcosa va storto, e a causa di un incendio gli invitati restano isolati sul tetto. L’architetto che ha progettato l’edificio e un eroico vigile del fuoco cercheranno di organizzare i soccorsi, mettendo in salvo quante più persone possibile, ricorrendo anche a mezzi molto rischiosi. Si scoprirà che il disastro è stato causato dal costruttore, genero del proprietario, che ha voluto risparmiare sui materiali e sulla sicurezza, abbassando tutte le specifiche dell’impianto elettrico ai requisiti minimi di legge, invece di utilizzare il sistema di sicurezza che l’architetto aveva progettato. Quando si tratta di soldi, tutto il mondo è paese.

A parte questo, il film è coinvolgente, ricco di tensione e scene drammatiche impressionanti, ma mai fini a se stesse, e ha il pregio notevole, rispetto ad altre pellicole similari, di curare molto anche la sceneggiatura, ricca di dialoghi che approfondiscono il ritratto psicologico dei vari personaggi. Come sempre succede in questo genere di film, la trama è un po’ inconsistente e abbastanza scontata, anche se è apprezzabile la metafora di questo enorme grattacielo che, come una moderna Torre di Babele, si vendica della superbia umana. Non è un terremoto, infatti, o un evento naturale come un nubifragio la causa della catastrofe, ma un’opera molto ambiziosa creata dall’uomo.

Già dall’inizio, alla vista spettacolare del grattacielo, lo spettatore sa cosa aspettarsi, e quando la minaccia si concretizza, i timori diventano terrore puro. Ma in questi casi non si ha bisogno di una trama complessa quando si hanno a disposizione situazioni altamente drammatiche, salvataggi estremi, vigili del fuoco coraggiosi e una vera e propria sfilata di star tra le più affascinanti di Hollywood: Steve McQueen, Paul Newman, William Holden, Faye Dunaway, Fred Astaire, Susan Blakely, Richard Chamberlain, Jennifer Jones, Robert Vaughn, Robert Wagner e il quasi debuttante sul grande schermo O.J. Simpson, allora ancora impegnato nel football.

La cosa più incredibile è che in un cast così ricco di grandi nomi, gli unici a essere premiati ai Golden Globe siano stati Fred Astaire (candidato anche al premio Oscar) e la debuttante Susan Flannery. Gli stereotipi ci sono tutti, ma sono coordinati con classe e con particolare cura: chi ha sbagliato farà di tutto per nascondere i propri errori, convinto di poterla fare franca; chi dovrebbe sentirsi responsabile ha la vigliaccheria di volersi salvare a discapito di altri, ma sarà giustamente punito dal karma, e naturalmente c’è ampio spazio per atti di coraggio e di vera generosità, anche se non tutti alla fine saranno premiati.

La regia si concentra essenzialmente sulle azioni eroiche dei due protagonisti principali, che cercano di tenere sotto controllo l’incendio e mettere in salvo quante più persone possibile: in queste sequenze vengono utilizzati effetti speciali davvero spettacolari, ben diversi dalla computer grafica a cui siamo ormai abituati, forse più scenografica ma anche sfacciatamente virtuale. Gli effetti speciali utilizzati qui sono incredibilmente vividi, e non sono invecchiati per nulla, tanto che ancora adesso, rivedendo il film, si avverte quasi il calore e l’odore del fuoco e ci si chiede come certe sequenze siano state possibili.

Un altro cliché del genere catastrofico, è lo studio psicologico delle reazioni umane al panico: man mano che il fuoco si avvicina, ognuno cerca di uscirne vivo, e qualcuno nel tentativo di salvarsi, andrà incontro al peggio, mentre altri saranno pronti a calpestare chiunque pur di avere una possibilità di sopravvivere.

Così lo spettatore seguirà le sorti di ognuno, parteggiando per alcuni e sperando nella giusta punizione di altri, ma alla fine, sulle macerie fumanti, ci sarà modo per tutti di riflettere su gli errori fatti e per qualcuno lo scampato pericolo sarà l’occasione per ricominciare. Ma come ogni film catastrofico che si rispetti, la sensazione che rimane alla fine è che l’uomo non impari mai dai propri errori.

24 pensieri riguardo “L’inferno di cristallo (1974)

  1. Poi, ricordo che, assieme a questo, c’era anche un altro film, “gemello”, per certo versi, in cui la storia era simile ma si rimaneva intrappolati in un sommergibile, se non erro… Anche quello era molto bello.

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      1. Il titolo non me lo ricordo assolutamente. Finisce che qualcuno si salva aprendo una botola, quando ormai tutti li davano per morti… E’ anche commuovente il finale.

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    1. Io non ricordo bene, la prima volta devo averlo visto in televisione. Comunque era impressionante, e da lì è nata una passione per i film catastrofici che, fortunatamente, non passano mai di moda 🙂

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