Robin Hood – Principe dei ladri (1991)

Diretto da Kevin Reynolds, è uno dei migliori adattamenti della classica storia di Robin Hood, in cui si aggiungono personaggi nuovi, interessanti e ben caratterizzati, mentre spariscono momenti topici, ma ampiamente abusati, come la gara di tiro con l’arco. Ne risulta un film che non a tutti è piaciuto e che qualcuno ha addirittura scambiato per una parodia. Divertente lo è di sicuro questo Robin Hood, spettacolare, romantico, ma sempre con un pizzico di ironia, è una rivisitazione moderna del mito, che si distingue volutamente dalla rappresentazione classica, forse anche per evitare confronti. I nuovi personaggi, comunque, si inseriscono alla perfezione nella leggenda dell’arciere di Sherwood, aggiungendo un vento di novità che non guasta affatto.

Si parte da Gerusalemme, dove Robin di Locksley, giovane nobile inglese, è stato catturato dai Turchi durante le Crociate ed è rinchiuso in prigione insieme a un amico d’infanzia e a un guerriero saraceno. Quando riescono a fuggire per tornare in Inghilterra, l’amico muore e chiede a Robin di vegliare sulla sorella Marian. Rientrato in patria seguito dal fedele Azeem, che ha giurato di rimanere con lui e di proteggerlo perché gli deve la vita, scopre che suo padre è stato brutalmente assassinato dallo sceriffo di Nottingham, e che ovunque regna il caos, mentre re Riccardo è ancora alle Crociate.

Aizzato da un’orrenda fattucchiera che gli consiglia di eliminare Robin Hood, lo sceriffo di Nottingham cerca invano di catturarlo, mentre Robin, rifugiatosi insieme ad Azeem nella foresta di Sherwood si scontra con una banda di fuorilegge. Ben presto finisce per sposare la loro causa, mettendosi a capo dei ribelli e cercando di contrastare in ogni modo le prepotenze dello sceriffo. E da qui in poi ritroviamo il classico personaggio di Robin Hood, che ruba ai ricchi per donare ai poveri.

Tra le altre cose, nel film di Reynolds ci sarà spazio anche per un fratellastro e un vescovo corrotto, ma non mancherà il trionfale lieto fine, con tanto di benedizione da parte di Re Riccardo, appena tornato dalle Crociate. Sembra quasi che la leggenda classica non fosse abbastanza avventurosa per Reynolds, che la infarcisce di personaggi nuovi, tra agguati, duelli, fughe rocambolesche e spettacolari assalti, fino a farne un film di più di due ore abbondanti. Che comunque volano letteralmente.

Il cast è molto ben assortito e ognuno si adatta perfettamente al proprio ruolo, fatta eccezione forse per Mary Elizabeth Mastrantonio, che incarna una delle meno aggraziate Lady Marian nella storia del cinema. Molto meglio la volpacchiotta della Disney…. Bellissimo il ruolo di Azeem, che sembra disegnato apposta su Morgan Freeman e porta una ventata di novità. Christian Slater, nei panni del fratellastro dimenticato di Robin, è una scoperta, anche se non a tutti piacque, e di sicuro non è stata la sua migliore interpretazione.

Costner non sempre convince, ma almeno è consapevole di non poter essere Errol Flynn, e non ci prova nemmeno. Non è facile per lui essere Robin Hood, perché non ha abbastanza carisma. Ma ciò che rende questo film degno di nota, e contrasta la languida interpretazione di Robin, è lo sceriffo di Nottingham di Alan Rickman. I migliori film d’azione sono quelli con i migliori cattivi, e la sua interpretazione del villain è indimenticabile.

È potente, astuto, completamente folle e maledettamente malvagio, ma con quel pizzico di simpatia che solo Rickman sapeva infondere nei suoi personaggi. Lo sceriffo, preda della sua stessa rabbia, diventa quasi una caricatura di se stesso e Rickman sa usare bene il lato teatrale del personaggio. Ed è anche molto divertente, perché pronuncia la maggior parte delle battute migliori. Rickman ha accettato il ruolo solo dopo aver ottenuto la possibilità di improvvisare, ma purtroppo molte delle sue scene sono state tagliate perché i produttori temevano che avrebbe distolto l’attenzione da Costner, e in effetti Rickman ruba letteralmente la scena a chiunque altro.

Anche l’ambientazione della storia è magica: le location sono spettacolari e fotografate in modo suggestivo, la foresta e il castello labirintico, e poi gli inseguimenti sulle verdi colline inglesi, le esplosioni e le scene di combattimento, tutto accompagnato da una colonna sonora romantica ed epica insieme. Nel finale c’è pure un cameo di Sean Connery che, nei panni del re, benedice l’unione di Robin e Marian: l’attore percepì un compenso di 250.000 dollari, ma li diede in benficenza.

Nel complesso non si può dire che sia una versione di Robin Hood memorabile, ma rimane un film avvincente e piacevole da guardare, e ha l’indubbio merito di aver cercato di rinnovare una leggenda di cui ormai si era detto quasi tutto.

26 pensieri riguardo “Robin Hood – Principe dei ladri (1991)

  1. Ricordo che in quel periodo uscirono ben 2 film su Robin Hood! Io sposai in pieno l’altra versione, sicuramente più aderente alla storia originale. Anzi, quest’altra con Costner non la volli proprio vedere. Nauseato dalle differenze apportate dagli autori, la abbandonai ben prima della prima ora.
    Oggi però potrei sicuramente darle un’altra chance. 😉

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  2. Molto interessante anche l’ultima riflessione: dire qualcosa di nuovo su miti/storie che fanno parte dei classici della nostra cultura è davvero difficile. Ci sono varie strade per provare a farlo e penso che dobbiamo imparare ad apprezzare un film che riesce a centrare almeno in parte questo obiettivo

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