Cose preziose (1993)

Questo post è dedicato con simpatia al blog Cose Preziose.

Adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Stephen King, non ha sicuramente la classe di altre trasposizioni, pur potendo vantare un cast più che discreto. Quello che manca in questo film è l’atmosfera di mistero che spesso accompagna le storie tratte da King. Basta pensare a Il miglio verde, che di certo non è un horror, ma è pervaso da una suspense ambigua che accompagna quasi ogni sequenza, mantenendo un clima di tensione che si percepisce tangibilmente e che dà fascino a tutto l’insieme. In questo film, invece, il mistero è svelato quasi subito, per cui si intuisce quello che sta per accadere, anche se non si può capire come andrà a finire. Rimane quindi qualche sorpresa lungo il percorso della storia, ma non abbastanza perché il film risulti avvincente. Il pregio maggiore della pellicola, oltre al cast, è dato dalla storia stessa, che offre più di uno spunto di riflessione.

Nella piccola cittadina di Castle Rock, nel Maine, arriva un misterioso straniero, Leland Gaunt, per aprire un negozio di antiquariato. L’apertura di questa nuova e singolare bottega, attira subito la curiosità dei cittadini di Castle Rock. Tra i tanti oggetti strani e curiosi che tiene in negozio, ogni cliente che lo visita scoprirà qualcosa che è l’oggetto dei suoi desideri o che riporta alla mente ricordi preziosi.

In breve gli avventori faranno di tutto per poter ottenere i suoi oggetti, e siccome il prezzo richiesto sarà sempre fuori dalla loro portata, l’antiquario offrirà un semplice baratto: per ogni oggetto, chiederà in cambio all’acquirente di fare un piccolo scherzo, apparentemente innocuo, a un altro abitante della cittadina. Tuttavia, scherzo dopo scherzo, dispetto dopo dispetto, ben presto in città si scatenerà una specie di faida, al punto che gli abitanti saranno presto sul punto di uccidersi a vicenda.

Il film smussa gran parte del romanzo, purtroppo, perché elimina quasi del tutto i motivi personali che determinano il bisogno ossessivo di possedere gli oggetti dell’antiquario. Nel romanzo è ben spiegato il legame affettivo che unisce ogni cliente all’oggetto dei suoi desideri, mentre nel film sembra che sia l’oggetto a conquistare e quasi stregare ogni acquirente. Resta comunque il fatto che il misterioso antiquario offre nella sua bottega oggetti a cui gli acquirenti non sanno resistere, e sono disposti a tutto pur di ottenerli, al punto da non considerare neppure le conseguenze di quello che il vecchio chiede in cambio.

E’ chiaro dunque che il film è una metafora sull’avidità umana, su come l’uomo spesso finisca preda dei suoi desideri, al punto da perdere la ragione. E ci invita anche a riflettere sul fatto che il male è nascosto in ognuno di noi, e a volte basta un attimo di debolezza per perdere il controllo, per farlo affiorare e lasciare che prevalga sulla parte buona e razionale della nostra coscienza. Le tematiche sono dunque lodevoli e ben sviluppate, quello che manca sono i retroscena.

Molte storie tratte da Stephen King parlano di piccole città, dilaniate da forze esterne che portano a galla segreti sepolti, o giocano con menti squilibrate, che la facciata di normalità della città tiene a bada. Qui però non viene spiegato allo spettatore il passato degli abitanti di Castle Rock, un passato che invece Leland Gaunt sembra conoscere molto bene. E questo è l’altro punto debole del film: il personaggio dell’antiquario si rivela subito per quello che è: il suo aspetto, il modo di fare subdolo, ogni ghigno e ogni gesto rivelano la sua natura demoniaca.

In questo modo si perde buona parte del mordente, anche se man mano che la vicenda prosegue, la tensione sale sempre più, e ci si chiede come potrà finire. Il finale è uno dei momenti più riusciti, e si discosta da quello del romanzo, per cui anche chi ha letto il libro avrà almeno una sorpresa. Oltre a questo, il film merita per l’ambientazione molto suggestiva, le musiche d’atmosfera, e le interpretazioni di un cast ben assortito, su cui spiccano Max von Sydow, nei panni dell’ennesimo personaggio ambiguo e piacevolmente diabolico della sua carriera, e Ed Harris, che ha il compito di rappresentare la ragione contro la follia, il bene contro il male, e fa del suo personaggio un eroe molto umano. La sceneggiatura di Richter è talmente raffinata e pungente che fa apparire il diavolo quasi simpatico, e i cittadini di Castle Rock non così meritevoli di essere salvati.

Cose preziose è comunque un film interessante e piacevole, un horror molto più divertente che spaventoso, un crescendo eccentrico, tra il serio e il faceto, nell’eterna lotta tra il bene e il male.

21 pensieri riguardo “Cose preziose (1993)

  1. Grazie dell’omaggio! Mi ricordo che lessi praticamente metà libro in un pomeriggio di Pasquetta, solo sul mio balcone, su una sdraio… Ricordi di 30 anni fa! Per me i migliori adattamenti di King restano “Stand by Me” e “Le ali della libertà”, ma anche “Il miglio verde” è buono

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  2. Ho amato tantissimo il romanzo, letto in gioventù quando ero violentemente attaccato alle mie cose e quindi sentii in modo forte la satira tagliente. Il film onestamente mi ha lasciato freddino.
    A proposito, la tecnica di Gaunt di dare “compiti” alle persone così da creare una ragnatela d’odio è uno dei vari scopiazzi di King, preso di netto da un racconto del maestro Richard Matheson. Però onestamente riesce molto meglio a King 😉

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    1. Non sapevo di Matheson… comunque mi sembra che siamo tutti d’accordo che il libro è molto meglio del film. Del film mi è piaciuto il clima quasi grottesco che si viene a creare, soprattutto verso la fine, e il lavoro degli interpreti per rendere i personaggi.

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