La storia fantastica (1987)

Molto prima di Stardust, qualcuno aveva già provato a mescolare il fantasy con i toni della commedia, dando vita a una pellicola divertente e originale, sviluppata come una favola classica ambientata in un mondo di fantasia. Non siamo di fronte a una parodia del genere, ma a una rappresentazione dai toni farseschi di una vicenda avventurosa, con risvolti romantici e fiabeschi, popolata di personaggi bizzarri e fantasiosi, ma tutto sommato anche molto umani. Si parla di amore, odio, invidia e sete di vendetta, il tutto presentato con molta ironia.

Il film inizia con un bambino a letto malato: il nonno che lo va a trovare decide di raccontargli una favola, per distrarlo dai videogiochi. Il bambino all’inizio è riluttante, ha paura di annoiarsi, ma il nonno saprà catturare la sua e la nostra attenzione, raccontando l’appassionante storia d’amore tra la bellissima principessa Bottondoro e il suo garzone Wesley. Molto bello questo incipit, che dà alla storia il sapore della fiaba, e prepara lo spettatore a immergersi nel mondo della fantasia. Inoltre i commenti del nonno e del bambino ricorreranno più volte durante lo svolgersi della vicenda, e serviranno anche per delineare meglio alcuni aspetti della trama.

Da qui inizia la storia vera e propria, con mille avventure e peripezie di ogni genere, tra matrimoni senza amore, rapimenti, pirati e briganti, assassini e spadaccini imbattibili, duelli e morti che tornano in vita grazie a pillole prodigiose, giganti adorabili che parlano in rima, e poi, naturalmente, l’amore che trionfa su tutto. Quando il racconto del nonno finisce, e lui sta per andarsene, il nipotino gli chiede se può tornare il giorno dopo per raccontargli un’altra fiaba. E il finale ci regala una battuta che in quegli anni era diventata un dolcissimo tormentone: ‘Ai tuoi ordini.’

Il simpatico nonno è Peter Falk, in un delizioso cameo che apre, conduce e chiude la narrazione della storia. Bottondoro è una quasi irriconoscibile Robin Wright, qui al debutto, impeccabile e romantica principessa in cerca dell’amore, ruolo che poi abbandonerà, scegliendo in seguito personaggi femminili molto più forti e aggressivi. Il garzone Wesley è un semisconosciuto Cary Elwes, che, nonostante il bel faccino e un’interpretazione all’altezza del ruolo, non riesce a bucare lo schermo e si avvia a un destino di ruoli si supporto.

Molto più espressivo e convincente Mandy Patinkin (il Gideon di Criminal Minds) nel ruolo dello spadaccino spagnolo Inigo Montoya, e anche Chris Sarandon nella parte del terribile principe subdolo e malvagio; accanto a loro il wrestler André the Giant, ovviamente nella parte del gigante buono, e il divertentissimo caratterista Wallace Shawn nel ruolo del sicario, chissà perché doppiato con accento siciliano. C’è anche Billy Crystal, irriconoscibile, nel ruolo di uno gnomo: durante le sue scene il regista era costretto ad allontanarsi perchè veniva assalito da crisi di riso irrefrenabile.

Dunque il film punta molto sugli aspetti più comici, lasciando in secondo piano la storia d’amore, che sembra quasi una scusa per tutto il resto. Diversi sono i momenti divertenti, di un umorismo scanzonato e intelligente, mai volgare, con trovate originali e fantasiose, sostenute da dialoghi accurati, senza peccare di quell’irriverenza che a volte contraddistingue, ad esempio, le parodie di Mel Brooks. Poco, invece, si è fatto per gli effetti speciali, che in un fantasy hanno di solito una certa rilevanza, e che qui sono del tutto assenti. Anche per questo il film, che negli anni è diventato un cult, è stato criticato dagli amanti del genere fantasy più puristi. Ma se fantasy ha a che fare con la fantasia, allora l’aggettivo può essergli tranquillamente attribuito. E’ un film per cui non ci sono mezze misure: chi lo ama, lo ama alla follia e magari ne conosce a memoria le battute, chi invece non lo apprezza, lo considera un sottoprodotto da dimenticare.

Un amore impossibile che vince le distanze, un’eroe più ironico che coraggioso, una fuga avvincente che diventa un viaggio avventuroso, il tutto con un’ambientazione volutamente poverissima, quasi teatrale, con giganteschi ratti di pezza, vistosamente finti, che aumentano l’effetto comico. Ma dopotutto è solo una fiaba, una storia fantastica, in tutte le accezioni del termine, divertente, romantica, appassionante, e anche con una sua morale, come tutte le fiabe che si rispettino. Un film per famiglie, che fa sognare i bambini e diverte anche chi bambino non è più.

23 pensieri riguardo “La storia fantastica (1987)

      1. Sono stato purista (per questo film no, mai), ma alla fine non serve a niente.
        E comunque questo mi pare che abbia assolto ampiamente il suo ruolo di film divertente e col compito di far riflettere.
        La sua unica pecca è essere uscito in un un periodo in cui il genere era ancora poco diffuso e, comunque, da essere eclissato da “La storia infinita” di qualche anno prima.

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  1. GIDEON è MONTOYA! NON CI POSSO CREDERE!!! Come s’è rovinato invecchiando! 😀
    Questo è un altro dei miei film preferiti, e anche uno dei più sottovalutati. Probabilmente il miglior fantasy pre-Signore degli anelli.
    Hai giustamente sottolineato la comicità del film però c’è una parte anche piuttosto tosta e drammatica e crudele, quella in cui l’eroe viene torturato. Ho sempre trovato che fosse molto forte, in particolare visto il tipo di film, ma ci sta bene lo stesso. 😉

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    1. Però è ironizzata anche la tortura, perché le urla dell’eroe erano esagerate, così come le torsioni degli arti…
      Gideon era il mio preferito in Criminal Minds, non ho mai capito perché lo abbiano tolto.

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  2. Oddio quanti ricordi!! 😭❤️
    Un film fantastico a cui hai dato il giusto valore con le tue parole, davvero una bella recensione!
    Di recente ho rivisto Cary Elwes in Last train to Christmas e per poco non lo riconoscevo! È ancora un bell’uomo dal grande talento! 🥰

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  3. Questo film mi è piaciuto tanto, ma il romanzo è ancora meglio! Tante star, il compianto André the Giant e delle battute entrate nella storia “Hola, sono Inigo Montoya…”!

    C’è una puntata della serie “The Goldbergs” basata su questo film e anche per la versione “per famiglie” di Deadpool 2: “C’era una volta Deadpool”!

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